Royal Hunt
Collision Course
Frontiers Records, 2008
Progressive Rock/Metal
Se Royal Hunt se fosse il bizzarro nome di una persona, e non quello di una band danese dedita all'heavy metal/hard rock progressivo, questi avrebbe l'età per poter votare al Senato italiano. Il gruppo vanta nel curriculum vitae di tutto rispetto la bellezza di 11 album... Adesso, come fanno tanti recensori wikipediani degli ultimi tempi, potrei continuare a scrivere almeno una decina di righe di elegante CtrlC CtrlV per cercare di farVi capire che io questa band la conosco davvero e che di conseguenza sono in grado di posizionare, in base ad un simil oggettivo metro comparativo, la loro ultima fatica rispetto alla discografia imponente che hanno alle spalle. Vi convincerei di questo parlandovi dell'estro compositivo del tastierista André Andersen e così via; peccato che sarebbero stronzate!!!
Dei Royal Hunt ne ho infatti sentito spesso parlare e, nella stragrande maggioranza dei casi, quasi sempre in termini entusiastici ma non ho mai approfondito la loro conoscenza. Le adulte e frustrate teste di cazzo che, con altezzosa spocchia, me ne parlavano guardandomi da un grattacielo più in alto mi avevano sempre fatto intendere che io la loro musica non l'avrei capita. Sono cresciuto e dei Royal Hunt me ne sono altamente fregato fino a quando ieri non ho visto in bella mostra il loro ultimo lavoro ben sponsorizzato da un artwork sufficientemente intrigante.
Per certi versi questo cd cozza, e non poco, con la mia attuale voglia di esplorare lidi diversi da quelli del mio recente passato e mi riporta indietro a una manciata di anni fa quando adoravo la musica pomposa, le ugole rigorosamente potenti, cristalline e capaci di salire molto in alto. "Collision Course" rispecchia questi clichè del classic metal melodico con tanta tecnica d'esecuzione in fase di assolo (tastiera e chitarra), la voce dello stagionato Boals (Malmsteen) e una grande attenzione, quasi maniacale, per i cori. Devo ammettere tuttavia che c'è modo e modo per rivangare il passato e il disco che ho tra le mani è confezionato in maniera ineccepibile con una produzione del suono sontuosa e composizioni capaci di gasarmi. Forse quello che ho apprezzato maggiormente è la poca propensione dei nostri alla velocità smodata, sostituita da tanti mid tempo. Brani costruiti sui solidi e prevedibili binari di un crescendo melodico nella quale viene dato grande spazio a backing vocals con intrecci di tutto rispetto e pause riflessive con le tastiere del leader Andersen a mettere in secondo piano tutto il resto. Ecco a voi "Collision Course": una corposa manciata di minuti di heavy metal coinvolgente con tante pause e cori barocchi da cantare. "The First Rock", "The Divide And Reign" e "The Clan" sono episodi che non mettono in discussione la professionalità dei danesi, ma tutti i brani sono legati tra di loro ed andrebbero ascoltati in sequenza. Impresa tutto tranne che impossibile vista la bontà del prodotto nel suo insieme e l'alternanza tra bastone (riff pesanti) e carota (sfumature di metal progressivo) nella tracklist.
La lunghezza non eccessiva del cd è una dimostrazione di intelligenza da parte del gruppo per un lavoro che non mira a stupire o innovare, ma a strappare qualche nostalgico e sentito applauso da chi ama questo tipo di musica. Sono sicuro che "Collision Course" me lo riascolterò ogni tanto; specie quando vorrò avere un sottofondo metallico di indubbia classe, sul quale lasciarmi andare.
In una frase: tutto bello e perfetto per forma, ma un po' freddino. E detto da me...
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