Abbraccia il suo ragazzo mentre esce dal cinema sì entusiasta che nel suo continuo saltellare fa agitare le sue belle tettine e chiappette strette in un paio di jeans da 200 euro rigorosamente strappati. Mi piace quel saltellio, mi perplime il comportamento mentre la osservo e mi gratto la barba. Ha appena assistito ad un'opera che ci percula prendendo di mira proprio quegli insulsi esseri umani come lei, il suo palestrato compagno, il sottoscritto e la civiltà occidentale tutta con particolare riferimento al mondo dei radical chic che affolla i cinema d'essai. Persone inutili e boriose che si crucciano delle cazzate, che vanno al cesso con il cellulare in mano e che non hanno coscienza del peso delle proprie azioni e di cosa significhi vivere per miliardi di persone. Gente che non sa svitare una lampadina e che purtuttavia vuole darsi un tono ed apparire migliore rispetto a quello che in realtà è; e così passa le ore esasperando il falso ed insostenibile modo di porsi fino a raggiungere e superare il ridicolo. Per carità adesso va molto di moda criticare gli eccessi e le contraddizioni del capitalismo con provocazioni acri e caustiche e il film di Östlund è abbastanza divertente ma ricorda tremendamente Parasite senza sfiorarne le vette. Chiudo gli occhi e ripasso le due ore e mezza divise in tre parti.
Il primo lampo è rappresentato dalla scena iniziale che mi ricorda, al limite del plagio, Ben Stiller ("Zoolander") impegnato a produrre la nuova Magnum.
La seconda immagine è rappresentata dal fiume di vomito e merda che ricopre la lussuosa nave da crociera. Porta alla mente l’abbuffata alla “Meaning of Life” dei Monthy Python quando il cliente, dopo essersi spazzolato l’intero menù del ristorante, letteralmente esplode. Tutta colpa di una dannatissima e sottilissima mentina.
Il terzo lampo riporta alla mente “Travolti da un insolito destino” con la lotta di classe magnificamente interpretata da Giannini e Melato.
Il problema dell'opera e che non vedo genialità e originalità, bensì mestiere. Nella prima parte è interessante la discussione tra la coppia protagonista: Östlund gioca sul fatto che quello dell’alta moda è probabilmente l’unico lavoro dove le modelle hanno uno stipendio meglio retribuito rispetto ai colleghi maschili. La loro relazione è effimera ed inconsistente come la loro bellezza: si poggia unicamente su una storia falsa da prostituire su Instagram. Non vedo originalità nella seconda sezione dell'opera che rappresentare la schifosa opulenza/consumismo del capitalismo con un copioso fiume di vomito e merda nel quale affogano i personaggi che incontriamo nella crociera. Figure estremizzate e questo, paradossalmente, smussa enormemente l’impatto e rende meno ficcante la critica. I superstiti, bambini/adulti ignari di come funzioni la realtà, finalmente si trovano in una situazione che li sveglia e li obbliga prendere coscienza della loro inutilità ed incapacità di saper ottimizzare le risorse persino in una situazione emergenziale (cfr. scena dell'inutile uccisione di un asino).
La parte conclusiva è raffazzonata e deludente con un apparente ritorno alla situazione iniziale ed allora uno si domanda quale sia il senso di 140 minuti. A tratti divertenti e irriverenti ma ripetitivi e con ritmi assai lenti che fanno perdere mordente ad un opera piaciona e paracula che assume i connotati dell'occasione persa.
Nota: l'attrice protagonista Charlbi Dean (32) è recentemente morta in un ospedale di New York per un'improvvisa malattia.
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