"Nel nome del Rap" inizia con Rueka, il brano è "82", il bimbo è cresciuto (ed è "cresciuto per le sue"). Il brano è accattivante e suona bene come preludio di un album che lascia sicuramente qualcosa nelle orecchie di chi ascolta. RedSkin arriva solo nel primo ritornello dell'omonimo pezzo "Nel nome del Rap", il giovane ha un flow simile a quello del "fratello" maggiore. I due non giocano molto di "botta e risposta", preferiscono prendere i propri spazi per delineare il territorio in questi brani così fuori campo (dalla realtà odierna). Deville apre le danze con uno dei migliori beats per "Dentro me", il brano è dolce rispetto a quanto ascoltato sino a qui, ma non va considerato una pausa dal "duro" utilizzato sino a qui, no. Le rime di Rueka accompagnano la voce calda di Red che da vita ad un ritornello cantato senza utilizzo di autotune, cosa rara oramai. #RomaSudèNostra è la canzone. Simpatia, spensieratezza, tecnica e non aggiungo altro. Il brano ha pure un buon videoclip che sta girando abbastanza bene su YouTube, guardatelo. "Ci prendiamo spazi che la vita non ci ha dato mai..." e sono brividi. "Colpa mia" è pop puro, che dire: qui RedSkin sembra Raf, e non vuole essere una critica negativa. Il progetto arriva al termine con "DeLorean", semplicemente elettronica e geniale. "96" chiude un progetto così denso di stile. 14 anni di differenza che non si sentono in questi 19 minuti. Da ascoltare.

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