Rufus Wainwright, un artista che ho scoperto per puro caso e che ha saputo folgorarmi, aprendomi di fatto le porte a un nuovo mondo musicale ancora tutto da esplorare. Mi bastò ascoltare qualche MP3 a caso ("One Man Guy", "Hallelujah", "Little Sister", "April Fools", "Across The Universe") per convincermi definitivamente a investire i miei denari su questo artista e il mio primo, felicissimo approccio è stato appunto "Want One", datato 2003. E' un disco che rappresenta molto bene la personalità del suo autore: riflessivo ma al tempo stesso solare, profondo ma limpido e cristallino, un po' folk, un po' country, classicheggiante e barocco, con melodie semplici, piacevoli, orecchiabili e mai ridondanti, testi a metà tra l'intimistico e il visionario e una voce di una bellezza disarmante, dolce ma non sdolcinata e capace di affascinare ed emozionare come pochissime altre.
Nella tracklist di "Want One" la parte del leone la fanno le ballate, brevi ed estatici frammenti musicali come la dolcissima e ipnotica "Vicious World", uno dei picchi più alti del disco, l'eterea e vagamente ironica "Vibrate" e la più minimale e sofferta "Pretty Things", in cui la voce del cantautore canadese è accompagnata solamente dalle note di un pianoforte, oppure episodi più languidi ed estesi come il sestetto che comincia con l'atmosfera soffusa e quasi fiabesca di "Natasha" e termina con le magiche note della piano ballad "Dinner At Eight", raggiungendo picchi di assoluta bellezza come la quasi titletrack "Want", brano intimista e introspettivo dominato dalla chitarra acustica o la trasognata filastrocca "Harvester Of Hearts". A rendere il tutto ancora più bello e speciale c'è un trio di episodi più briosi e orecchiabili, potenzialmente tre grandissimi singoli: "I Don't Know What It Is", "Movies Of Myself" e soprattutto la meravigliosa "14th Street", canzoni che entrano subito in testa e conquistano per la freschezza e la spontaneità delle melodie, mentre gli episodi più originali e fuori dagli schemi sono "Go Or Go Ahead", una soffusa e bucolica ballata country che si anima nel ritornello, dove affiorano con decisione le chitarre elettriche e l'opener "Oh What A World", in cui convivono atmosfere eteree e rarefatte, l'indolente suono di una tuba e orchestrazioni quasi cinematografico, tutto a contorno di una testo interpretato come se fosse una specie di mantra.
"Want One" è un disco bello ed emozionante dalla prima all'ultima nota, in cui le 14 canzoni che lo compongono scorrono in maniera fluida e armoniosa. Non ci sono episodi superflui o cadute di stile e ogni composizione è perfettamente curata dal punto di vista strumentale dove al pianoforte, strumento di cui il Nostro è un vero e proprio virtuoso si aggiungono di volta in volta chitarre acustiche, cori, strumenti a fiato di ogni tipo, tastiere ed orchestrazioni creando così una raffinatissima base sonora su cui la stupenda voce di Rufus Wainwright può fare la differenza e imprimere un marchio inconfondibile che fa di "Want One" un vero e proprio capolavoro, che merita appieno tutte le mie 5 stelle e forse anche qualcosa di più.
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