"Sentimento è tutto! La parola soltanto suono e fumo." (Johann Wolfgang von Goethe)
Certe storie raccontano sentimenti, descrivono emozioni. Pochissime te li fanno vivere, sulla tua stessa pelle.
Yusaku Godai è uno studente appena diplomato, che si appresta ad affrontare gli esami per entrare all'università. Il suo è un mondo interiore fatto di umili certezze, di soddisfazioni semplici, di "piccole cose", intorno a lui è chiasso di gente rumorosa e strana, che si diverte a prenderlo in giro (la sua condizione viene definita "ronin" in giapponese) e che non perde occasione di festeggiare e fare baldoria con alcol e balletti vari. Lui, così timido, introverso ed impacciato, ma anche determinato nelle proprie idee, e gli altri, così estroversi, sfacciati e sicuri di sé, quasi un'attrazione di opposti: sono i personaggi di un teatro vitale, messo in scena dietro le tradizionali pareti di una vecchia pensione giapponese di Tokio, la Maison Ikkoku.
E' un equilibrio precario, distruttivo, il loro affaccendarsi ai piccoli problemi quotidiani, fino a quando non arriverà una persona che in silenzio cambierà il destino di tutti, soprattutto dello sfortunato Godai: la splendida e complicata Kyoko Otonashi. Presa possesso dell'amministrazione della pensione, e segretamente anche del cuore di Godai, inizierà una storia di sentimenti intricati, ma sinceri nella loro purezza, disarmanti nella loro nudità, con la Maison Ikkoku come cornice e centro catalizzatore di tutte le emozioni possibili.
Nata come manga nel 1980 in Giappone, per opera dell'amatissima Rumiko Takahashi, ma trasposta in animazione solo ad iniziare dal 1986, questa lunga serie televisiva d'animazione (di 96 puntate) è un racconto fatto di "momenti" rappresi nell'ineffabile disegno del tempo (Maison Ikkoku si può tradurre come "Casa dell'Attimo"). L'orologio di questa pensione è fermo da sempre, immobile ed eterno, come eterni sono i sentimenti degli uomini, sono allora le stagioni a scandire il ritmo della vita, la ciclicità degli eventi, mentre un treno ricorda ad ogni episodio il viaggio come metafora dell'evoluzione e del cambiamento interiore.
Tutto è apparentemente uguale a se stesso, sembrerebbe, eppure tutto cambia, lentamente, e cresce, dentro e fuori questi curiosi e amabili personaggi di questa storia. In ognuno di essi è custodito il segreto di un numero speciale, simbolo di uno spazio preciso ed ordinato (ogni singolo nome è un riferimento numerico alle stanze-appartamenti esistenti e non della casa), non solo all'interno della pensione stessa, ma nell'intelaiatura dell'intero racconto. Spazi intesi come dimensione dell'anima dunque, come appartenenza (e non) alla "dimora del momento", separati, uniti, contratti, dilatati, come sono le vere relazioni fra le persone.
Finemente psicologica, l'intera opera è pura poesia della quotidianità, descrizione delicata, ironica, intensa, a volte surreale, altre volte commovente, della normalità della vita. La normalità, appunto, la banale e scontata normalità del quotidiano vivere e sentire, che pochissimi geni riescono ad elevare a poesia. A vera bellezza.
L'anime in questione riprende magnificamente l'originale opera cartacea (il manga), tagliando gli episodi ritenuti non necessari e modificandone i contenuti in alcuni, assemblando una storia di vita vera, al limite fra realismo gentile e parossismo surreale, in un contesto ambientale credibilissimo ed autentico del Giappone anni '80.
Tutto è concepito e sviluppato attorno ad una resa grafica altissima (soprattutto per i tempi), sia in termini di animazioni che di disegni, la regia e la fotografia sono assolutamente geniali ed ispirate, mentre una colonna sonora straordinaria colora di emozioni ogni singolo passaggio di una sceneggiatura meravigliosa ed indimenticabile.
Quello che ci rimane dopo aver completato l'intera visione della serie è un inspiegabile senso di malinconia, come quando ci si è staccati improvvisamente da delle persone amate, segno che la storia ti è veramente entrata dentro, e contemporaneamente sei stato partecipe di quei sentimenti.
Sono passati quasi trent'anni dalla sua uscita, e per quanto mi riguarda possono passarne anche trecento, Maison Ikkoku rimarrà sempre una delle più belle storie mai raccontate in animazione.
PS: Un piccolo appunto: purtroppo bisogna notare come l'edizione italiana abbia sofferto di non pochi problemi di adattamento e di traduzione, e non mancano persino errori, cambi o palesi limiti di doppiaggio (la classica storia dei pochissimi doppiatori che devono fare decine di voci diverse, e per questo sono stati costretti a storpiare alcune voci), ma paragonata ad altri anime dell'epoca (e non solo) Maison Ikkoku ci è arrivata tutto sommato in una versione abbastanza fedele all'originale giapponese e, per fortuna, senza vere e proprie censure. Nel complesso dunque un adattamento-doppiaggio largamente migliorabile ma comunque più che apprezzabile.
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