Ci sono gruppi nella storia in grado di catturare l'attenzione come pochi, creare un feeling magico grazie alla loro musica, lasciare segni indelebili nella storia del loro genere, ma non tutti vengono ricordati dai posteri come dovrebbero, è questo il caso dei Running Wild.

Per chi non li conoscesse, i Running Wild sono gli incontrastati pirati dell'Heavy Metal, veri uomini duri e puri ma con il cuore d'oro e il sound più marcio del gorgonzola ammuffito al sole dei Caraibi, una band che ha saputo imporsi con tenacia e maestria e catturato nei suoi arrembaggi migliaia di metalheads fedeli e appassionati. E' il 1992 è il Capitano "Rock'n Rolf" Kasparek e la sua ciurma di sferragliatori sono pronti ad approntare l'ennesimo assalto sonoro, il disco che mi appresto a recensire non è altro che la naturale continuazione di ciò che precedentemente hanno costruito con i loro amati lavori "Under Jolly Roger", "Port Royal" e "Death or Glory", ed è stata forse la conferma definitiva della loro importanza nel panorama Heavy Metal.

"Pile of Skulls" altro non è che un concentrato di passione per i luoghi esotici ed inesplorati, la letteratura d'altri tempi e le ritmiche e sonorità di un genere mai troppo amato dai suoi sostenitori. Osserviamo la copertina che di per sè è tutto un dire, con quella macabra pila di teschi, che troneggia all'interno di una stanza sotterranea di chissà quale tempio nascosto nelle profondità dei Caraibi... sfogliamo le pagine e subito balza all'occhio lo stile di disegno con il quale i nostri vengono ritratti, che ricorda le illustrazioni del libro di Stevenson "L'isola del Tesoro", sensazione di deja vu questa che verrà presto confermata in una piacevole sorpresa.

Iniziamo dunque la nostra avventura, il disco si apre con una delle migliori intro che personalmente abbia mai avuto il piacere d'ascoltare, "Chamber Of Lies" è un concentrato d'atmosfera che ci cala da subito nel contesto dell'album mettendoci a nostro agio e stuzzicando la nostra fantasia, grazie ad un imponente coro seguito dal suono di un mandolino dal sapore medievale. "Whirlwind" è una vorticosa opener che investe le orecchie dell'ascoltatore rivelando tutta la durezza del suono Running Wild, non è a mio modesto parere uno dei brani più brillanti del disco ma si rivela un ottimo pretesto per scuotere la testa.

"Sinister Eyes" è già un brano di fattura assai notevole e trasmette un'enfasi non indifferente, esternando uno spiccato senso di buon gusto e mostrando i denti in un ritornello semplice ed anthemico. "Black Wings Of Death" è forse la vetta del disco, con il suo incedere lento ma deciso si scolpisce nelle orecchie dell'ascoltatore rivelando tutta la sua intensità. "Fistful Of Dynamite" è una vera esplosione d'aggressività e machismo che prende di prepotenza il posto e non delude le aspettative. "Roaring Thunder" è il pezzo più lento del disco è basa tutto sul drumming roccioso e i cori al ritornello. Un'esplosione sonora annuncia l'entrata in scena della titletrack "Pile Of Skulls", aggressiva ed inarrestabile, si rivela un vero gioiello. "Lead Or Gold" è il trionfo della smania piratesca più talla e goliardica, con quella proverbiale osservazione di fine ritornello, "....cursing all the conformist - who'll never be free!". Un colpo secco di batteria ed ecco entrare in scena "White Buffalo", una squisita cavalcata che vi trascinerà con ardore impedendovi di rimanere fermi. "Jenning's Revenge" è una colata di metallo bollente che vi investirà in tutta la sua isteria.

Il disco si chiude con quello che è forse il mio brano preferito e riporta alle illustrazioni del libretto, eh sì, sto parlando proprio del brano ispirato alla celebre opera di Stevenson, "Treasure Island" è un pezzo lungo, intricato, incredibilmente coinvolgente che conclude nel modo migliore l'ascolto.

In definitiva "Pile of Skulls" si rivela un ottimo disco, pregno del sound marcio che da sempre caratterizza l'etichetta Running Wild, un'occasione perfetta per conoscere questo gruppo, da sempre rinomato per non aver mai deluso i suoi devoti fans.

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