Sicuramente quando sentiamo la parola Heavy Metal la prima cosa che ci passa per la mente o che riusciamo ad associarci sono gli Iron Maiden, e come darvi torto, infatti la band di Steve Harris e soci è riuscita a dare alla luce negli anni dei capolavori che hanno fatto la storia della musica, entrando di diritto nei cuori di milioni di fans in tutto il mondo, me compreso, confermandosi del tutto con "Seventh Son Of A Seventh Son", uscito nel 1988. A proposito di capolavori dell'heavy metal, proprio nel 1988 i Running Wild, glorioso gruppo appartenente alla fiorente scuola metal tedesca, riesce a fare il colpaccio grazie allo spiazzante "Port Royal".Uscito ad un anno di distanza dal precedente "Under Jolly Roger", esso rappresenta a mio avviso l'episodio più felice del primo periodo della band, formatasi nei primissimi anni degli eighties per mano del chitarrista-cantante Rock'N'Rolf Kasparek, che tiene ancor'oggi le redini dei Running Wild.
"Port Royal" ha il pregio di riuscire a rappresentare l'heavy nella sua forma più grezza, dalla copertina (che assieme all'intro viene ambientata in una locanda di Port Royal) alle canzoni, che presentano una struttura poco complicata e dei testi molto pungenti, come capitan Kasparek sa fare. Ci tengo in ogni caso a dire che questo discone, nonostante la disarmante semplicità con cui è confezionato, si presenta a mio parere sicuramente come uno dei migliori dischi dell'heavy metal fatto a vecchia maniera, grazie alla presenza di undici canzoni che non mi vergognerei a definire come undici capolavori, che tenterò ora di esaminare.
Subito dopo l'intro arriva il turno della Title Track, a mio avviso il pezzo forte del disco e uno dei migliori dei quattro pirati, perfetto sotto ogni punto di vista, che ci catapulta su un'altra perla quale è "Raging Fire", pezzo molto apprezzato dai fan. Quarta traccia che troviamo è "Into The Arena", altra perla del disco, che può vantare un riff di apertura e un ritornello tra i migliori che abbia mai ascoltato... Headbanging assicurato! Arriva ora il turno di "Uaschitschun", un'altra delle tante canzoni splendide contenute in quest'album, alla cui fine viene letto un proverbio indiano (che in molti dovrebbero ripassare), dopodiché troviamo "Final Gates", bella strumentale che ha il compito di introdurre una canzone che viene considerata tra le migliori dei Running Wild, cioè "Conquistadores", epicissima song che tratta delle opere compiute dai conquistadores Spagnoli nell'America meridionale: un capolavoro. Ottava canzone è l'interessantissima "Blown to Kingdom Come", seguita a ruota dalla classica "Warchild", presente, anche se in una versione totalmente diversa nella loro prima demo targata '81. Infine, dopo la penultima "Munity", l'unica canzone che non mi convince più di tento, arriva il turno della finale "Calico Jack", che racconta la storia e il processo del corsaro John Rackham.
Inutile dire che questo discone sia suonato in maniera splendida e tengo a sottolineare la superba Prova di Jens Becker, che svolge in maniera pressochè ottima il suo ruolo di bassista, per non marlare poi del drummer Ian Finlay e delle chitarre di Majk Moti e Rock'n'Rolf, impegnate a sostenere la voce di quest'ultimo.
Spero solo che tutto questo mio entusiasmo non abbia sporcato la straripante bellezza di questo cd, che qualunque appassionato di heavy dovrebbe vergognarsi di non possiedere e che si presenta come uno dei dischi più belli che abbia mai sentito, spero sia lo stesso per voi...
Beh, arrivati a questo punto mi resta da dire solo un'altra cosa: W I PIRATI DEL METAL!!!!!!!!!! >/p>
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