I "pirati del metal" capitanati dal ruvido ed essenziale Rolf Kasparek, hanno sempre sfornato nella loro carriera ottimi album, che non hanno mai (o quasi) deluso la schiera di fans che la band si è fatta con gli anni. Musica grezza e potente, niente virtuosismi fini a se stessi, attitudine da veri rocker, look piratesco:caratteristiche che hanno garantito ai Running Wild di prendere posto tra l'Olimpo del metal tedesco, in particolare negli anni 80.

Fondati nel lontano 1979 dal leader e maggior compositore Rolf Kasparek, ispirandosi ai tedeschi Scorpions e in seguito anche ai Grave Digger, sono riusciti a pubblicare 13 album in studio prima di scioglersi lo scorso anno in occasione del trentennale di attività. "The rivalry" esce nel 1998 e segue di tre anni il buon "Masquerade", che aveva mostrato i primi sintomi di decadenza dei "pirati". Per fortuna con questo decimo album la band tedesca si riprende dal mezzo passo falso del disco precedente, dando alla luce 13 song heavy metal in tutto e per tutto. Dalle chitarre taglienti alla voce evocativa di Rolf, "poggiata" sui testi principalmente ispirati alle leggende dei mari. Quindi innovazione zero, ma ormai con i teutonici ci si è fatta l'abitudine. Nonostante questo, riescono (come pochi altri gruppi), a coinvolgere l'ascoltatore, seppur utilizzando gli elementi che da diversi anni li avevano resi famosi nell'underground del metal europeo.

Dopo l'inevitabile intro (a dir la verità il migliore della band), i teutonici ci sparano addosso tutta la loro voglia di fare musica in canzoni di puro metallo incadenscente, come la titletrack o la tiratissima "Firebreather". Ma i Running Wild danno il loro meglio nelle composizioni più studiate come le straordinarie "Return of the dragon" e la marinaresca "Ballad of William Kidd", lunghe e epiche, in pieno stile Running Wild. Due mid tempo a cui sono affiancate (purtroppo) delle tipiche song "riempitive" come "Resurrection" e "Agents of black". Il limite di questo album sta proprio nell'alternanza tra ottimi brani ed altri di livello minore che fanno diminuire il pathos dell'intero lavoro. Inoltre la seconda parte del plot scende di interesse e di qualità rispetto alle prime 6/7 song. Difatti le aggressive "The poison", "Adventure Galley" e "Man on the moon" poco o nulla aggiungono alla carriera della band tedesca.

The rivalry suona quindi come un buon album che poteva essere, ma che non è stato. Il riflesso del poco successo ottenuto con il precedente "Masquerade" si fa sentire e si sentirà soprattutto in futuro quando la creatura di "Rock and Rolf" andrà incontro ad un lento ed inerosabile declino musicale, culminato negli ultimi lavori. Sebbene non siano certo la band più originale del panorama metal e nonostante non abbiano mai allargato i loro orizzonti musicali, i Running Wild hanno il grande merito della coerenza. In un periodo in cui varie realtà musicali hanno voltato la loro faccia per ricavare il più possibile dal mercato discografico, questi tedeschi hanno sempre seguito la loro corrente di pensiero ed hanno suonato nei palchi di tutta Europa un heavy metal onesto e battagliero.

1. "March Of The Final Battle" (1:59)
2. "The Rivalry" (5:36)
3. "Kiss Of Death" (3:39)
4. "Firebreather" (4:04)
5. "Return Of The Dragon" (6:48)
6. "Resurrection" (4:48)
7. "Ballad Of William Kidd" (8:47)
8. "Agents Of Black" (3:59)
9. "Fire And Thunder" (7:34)
10. "The Poison" (4:41)
11. "Adventure Galley" (4:20)
12. "Man On The Moon" (4:51)
13. "War And Peace" (7:44)

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