A metà tra il fantastico, il thriller e l'horror questo "Stigmate" uscito nel 1999, tenta l'argomento molto discusso e controverso delle stigmati. Molto più concretamente ne parla indirettamente ma non indaga il fenomeno stesso.
Diretto da Rupert Wainwright, la pellicola prende spunto dalle ferite di Cristo per articolare una storia di religione e paranormale abbastanza improbabile. Il regista partendo da un'idea tutto sommato originale porta il film su un filone più vicino al fantastico che al thriller religioso. In questo scenario si verrà a creare una contrapposizione forte tra chiesa e scienza, tra il credere e il non credere.
Frankie (Patricia Arquette) è una parrucchiera che riceve in dono da sua madre un rosario. Ma lei essendo non credente da poca importanza al regalo materno. Comincierà pian piano a cadere in una spirale continua di sofferenza e dolore e verrà aiutata da padre Andrew (Gabriel Byrne) un ex scienziato ora investigatore del Vaticano.
Tra varie contaminazioni e un infinito miscuglio di generi, questo Stigmate lascia perplessi per le tesi che cerca di sviluppare e che poi lascia a metà. Se da una parte il regista vuole farci notare l'esistenza di altri vangeli, come quello di Tommaso, e vuole "illuminarci" sul rapporto tra chiesa e scienza, alla fine siamo costretti ad assistere a scene comiche come quella finale simil L'esorcista. Temi controversi (che verranno poi ripresi a modello da Dan Brown per i suoi libri) vengono affrontati con una superficialità di fondo che lede la credibilità del film. Un film che raffigura la chiesa disposta a tutto pur di non far trapelare la verità:è vero che questo è gia successo in passato ma la figura del cardinale "tiranno" risulta sinceramente forzata e fuori luogo. A far da contraltare a scelte di fondo inutili o sbagliate arrivano in soccorso delle scene sicuramente di fascino:le sequenze in cui la sfortunata Frankie dovrà subire le varie torture toccate anche a Cristo sono sicuramente ben realizzate e salvatrici di una pellicola molto pretenziosa.
A coronazione di una serie di decisioni improbabili arriva infine l'attrazione amorosa tra il prete e la protagonista. C'è da dire che l'investigatore del Vaticano durante le varie peripezie vedrà vacillare la sua fede e in lui riaffiorerà il suo spirito scientifico. Risulta comunque abbastanza comica come scelta soprattutto per una sceneggiatura che va a perdere il fascino di ricerca scientifica e religiosa inizialmente affrontata.
Una delle poche note positive del film di Wainwright è Patricia Arquette. La statunitense, abbandonata a se stessa, riesce da sola a tenere alte le sorti della pellicola, mentre gli altri attori risultano alquanto scialbi e privi di pathos.
"Stigmate" risulta quindi un film moralmente impegnato e pretenzioso che si risolve con una confusione di fondo dovuta principalmente alla mancanza di espedienti registici che riescano a suscitare interesse nello spettatore. Le idee ci sono, la tecnica anche ma tutto viene sviluppato in modo da risultare molto superficiale...
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