La prima cosa che mi sono chiesto ascoltando i Rush (da vari mp3 liberamente scaricabili da www.progarchives.com, un sito consigliatissimo per chi si avvicina al genere) è: ma come ho fatto a non sentirli prima?

Sapevo solamente, dalla lettura dei "cari vecchi Metal Hammer" di qualche anno fa, che sono stati uno dei punti di riferimento fondamentali per gli Iron Maiden prima, e per l'orgia di gruppi analoghi che sarebbe venuta fuori poi. Per uno come me, "vecchio" metallaro cresciuto con "Kill'em All", "Covenant" e "Morbid Visions", diventa naturale ascoltare questo genere: non perché mi sia rotto della furia del death/black (che ascolto e seguo sempre con passione), ma perché... sono invecchiato, e sto diventando nostalgico!! E perché credo di capire - in parte, ovviamente - da dove siano nate le epiche galoppate e le sfuriate heavy cui noialtri siamo abituati da circa 20 anni.

I Rush di "2112" coniugano alla perfezione un cantato alla Led Zeppelin, una musica che i migliori King Crimson sapevano (e sanno) suonare, ed un concept a quanto leggo sci-fi (che non ho ancora tradotto, e non conosco come si deve). E dire che al loro esordio erano considerati talmente poveri di creatività da essere presi per una cover band (!) del gruppo di Plant: qui no, i nostri creano un mondo musicale nuovo, a parte, direi quasi onirico, ricco di trovate, condito con uso sapiente degli effetti e riff originalissimi. E come non parlare della potenza e dell'estensione vocale di Geddy Lee?
Uno stile che mi ha ricordato, nel suo insieme, certi dischi degli Iron Maiden. E se siete curiosi, cari metallari, dovreste ascoltarli anche voi: eravamo nel 1974...
Ascoltando la lunghissima ed intricata suite "I Overture, II The Temples Of Syrinx, III Discovery, IV Presentation, V Oracle-The Dream, VI Soliloquy, VII Grand Finale", dai fortissimi accenti progressive e numerosi cambi di tempo, l'orecchiabile "A Passage to Bangkok" di evidente matrice zeppeliniana, non si può restare indifferenti. La successiva semi-acustica "The Twilight Zone" (ditemi che vi ricorda qualcosa!) evoca malinconia e nostalgia, mentre "Lessons" ci fornisce, manco a dirlo, una bella lezione di musica rock, con assoli da infarto (e dire che erano solo in TRE a fare quel "macello" - in senso buono!).
Cosa vi aspettate,poi, dalle prime note di "Tears"? La stessa tristezza da rock-ballad, quell'atmosfera così unica che solo un bel disco '70 più dare... e si arriva a "Something For Nothing", la mia preferita: di questa voglio darvi solo un estratto del testo:

"What you own is your own kingdom
What you do is your own glory
What you love is your own power
What you live is your own story
In your head is the answer
Let it guide you along
Let your heart be the anchor
And the beat of your own song"

Insomma, ancora una volta il mio pensiero è confermato e rafforzato (e qui ci sarà da discutere): gli odierni gruppi metal - dai '90 in poi, tranne poche eccezioni, NON hanno inventato (quasi) nulla, perché (quasi) tutto è stato scritto, riscritto, scolpito e messo in bella mostra 30 anni prima. Perdonate i quasi, ma in questo momento potrebbe sfuggirmi qualche gruppo fondamentale... Ecco perché, allora, è così difficile fare metal oggi senza essere modaioli, scopiazzatori, anacronistici o semplicemente "false metal", cioè stonati (!): perché le idee scarseggiano, bisogna per forza sforzarsi di inventare qualcosa, come facevano i Rush con 2112.

E la domanda è diventata: cosa ascolterei adesso, se avessi trovato questo CD 10-15 anni fa?

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