Dopo il successo di "2112" ecco i che i Rush ci regalano un'altro capolavoro forse addirittura più convincente del precedente. Se "2112" evidenziava una certa attitudine sperimentale del gruppo, questo disco accentua ancora più questa tendenza e si presenta molto più progressive. Merito di una struttura più complessa dei brani, di un uso più massiccio delle tastiere (piuttosto trascurate nel precedente disco) e di un minor tasso di influenze tratte dall'hard rock classico.
E se il buon giorno si vede dal mattino ecco che le innovazioni si cominciano a notare già nella prima omonima traccia: inizio con arpeggio di chitarra classica accompagnato da dolci melodie suonate con le tastiere per poi proseguire in una direzione verso il rock più classico e concludersi con un altro arpeggio. Il capolavoro dell'album per eccellenza è però "Xanadu" con i suoi tosti 11 minuti di durata: inizio con strani effetti sonori, cinguettio di uccellini, percussioni, effetti di chitarra e suoni di campane, poi un alternarsi di vivaci chitarre accompagnate dalla magia dei synth e parti più melodiche con potenti riff di synth e delicati arpeggi di chitarra. Da apprezzare anche "Closer To The Heart" con le chitarre sempre più in chiave psichedelica. Più immediata e meno laboriosa "Cinderella Man" mentre "Madrigal" con i suoi soli 2 minuti e mezzo regala un altro momento di pura psichedelia grazie a dolci chitarre e ottime melodie con le tastiere. Per chiudere, sentiamo una roboante "Cygnus X-1": primi minuti di puro sperimentalismo caratterizzati da suoni elettronico-spaziali, poi un bel riff di basso ci introduce alla parte più materiale con chitarre frentiche ed energiche non lasciate da sole dai synth.
Scusate ma... con tutto il rispetto per il predecessore ma il vero capolavoro dei Rush è questo; senza dubbio il disco di massima ispirazione della band canadese. Un esempio.
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