I Rush non riescono davvero a sbagliare un colpo! Dopo i capolavori "2112", "A Farewell To Kings" ed "Hemispheres" ecco il riuscitissimo "Permanent Waves"; un album che segna una leggera ma percettibile svolta nella musica dei Rush: i tre canadesi non nascondono il loro amore per il progressive rock mostrato nei precedenti album ma introducono nel loro lotto canzoni di natura più commerciale che si affacciano verso un sound più ottantiano, sempre senza rinunciare alla complessità compositiva che li caratterizzerà sempre. Un album vario ed equilibrato nel suo complesso che si guadagna sicuramente un posto importante nella graduatoria del gruppo... Eh sì, è vero, quello è veramente il periodo d'oro della band e questo disco ne è una vera e propria conferma! Certo, in questo disco si va verso un qualcosa di più orecchiable ma senza perdere l'attitudine all'accuratezza delle composizioni.

Si parte con subito con una diretta "The Spirit Of Radio", con complessi riff di chitarra, cambi di tempo, e melodie solari e vivaci... e perfino una parte reggae. "Freewill" è anch'essa piuttosto diretta, con una struttura strofa-ritorello e con un accompagamento tangible ed evidente delle tastiere ma non rinuncia ai cambi di tempo e propone un assolo niente male... tutto con rigoroso ordine! Ed arriviamo al brano clou dell'album, la splendida "Jacob's Ladder" dove i Rush confermano davvero di essere ancora in pieno periodo prog: i sintetizzatori qua sono assoluti protagonisti e senza di essi il brano non avrebbe quell'atmosfera particolare che ne rende piacevole l'ascolto, ma anche le chitarre non sono da meno! Altro brano notevole è "Entre Nous" dove continua l'intenzione dei Rush di dirigere il loro sound verso un uso più massiccio del sintetizzatore: i synth qua intervengono fra la strofa e il ritornello e nella parte strumentale con riff davvero azzeccati; il suono delle chitarre è più ritmico e piacevole è anche il ritornello acustico. Dopo la ballata "Different Strings", con chitarre dolci e malinconiche e il piano dell'esterno Hugh Syme, si chiude con l'eccellente "Natural Science" ancora a testimoniare il forte intento prog del gruppo: inizio delicato con il rumore di un ruscello d'acqua accompagnato dalla chitarra acustica ma poi il brano trova subito un bellissimo crescendo: prima il ritmo si fa più vivace accompagnato da ottimi arpeggi di chitarra per sfociare poi in una parte frenetica con potenti riff di chitarra e deliziosi echi, per poi calmarsi e dare spazio a parti di synth e a melodie più pulite.

Si chiude così un altro gioiello del trio canadese... non sappiamo quale posizione gli spetta in questa benedetta graduatoria ma sicuramente non verrà mai dimenticato dagli amanti del gruppo!

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