Dopo l'89, il crollo del muro di Berlino, sembrava quasi che fossero crollate tutte le barriere. Le più diverse culture, finalmente totalmente libere di fronteggiarsi, di aprirsi, di confrontarsi e contaminarsi. Naturalmente ciò che dico ha un valore storico scarsissimo, non mi sogno nemmeno di fare il sociologo-storiografo. Ma in qualche modo dovevo cominciare.

Ora, più o meno in quel periodo nacquero due band progenitrici. Gli Slint e i Neurosis. I primi, con le loro forti ripetizioni, cambi di tempo e crescendo, daranno il soffio vitale al movimento post-rock. I secondi, in un percorso di continua evoluzione, esploreranno i meandri più infami e apocalittici della creatura uomo, facendo maturare band come Isis, Pelican o Minsk, il cosiddetto post-metal.
Sono passati quasi vent'anni dal muro di Berlino, e già qualcuno parla di canonizzazione, di clichè e stereotipi nella scena post-rock/metal (specie la prima); eppure, prima che a qualcuno venga voglia di edificare muri, certuni li hanno già abbattuti: e si parla quindi dei Russian Circles.
Provenienti dalla fertilissima Chicago, sono un trio tipico (chitarra-basso-batteria) dedito, in parole povere, ad una efficace commistione/fusione/contaminazione strumentale di post-rock e post-metal. Del primo prende certe melodie (peraltro già frequentemente assorbite da altri artisti post-metal) e soprattutto lo stile di songwriting, lineare e in un certo senso cinematografico. Del secondo, prende i momenti più forti, potenti e rabbiosi, catartici, e un'atmosfera complessiva di maggior dinamismo rispetto al lavoro post-rock "tipico" (se esiste), in cui spicca una batteria molto su di giri (ricorda molto quella degli East of the Wall).

Si parte dall'accoppiata Carpe/Micah, bilanciate nella contaminazione già descritta, per poi dare il cambio a Death Rides A Horse, pezzo forte, dinamico e incisivo, a cui segue la sublime Enter, manifesto esaustivo del sound già ben definito (è il debutto del trio) e del songwriting aperto ma lucido del gruppo. Chiudono il disco You Already Did, brano più orientato verso il post-rock con spigolature quasi noise, e New Macabre, brano che aggiunge ancora momenti memorabili ad un disco che, di per sé, è un susseguirsi maestoso di momenti da infarto ed emozioni memorabili. Una chiusura quasi tool-esca (o sarebbe meglio dire kingcrimsoniana?) è il degno epilogo di uno dei dischi più interessanti dell'anno che sta finendo.

Ora che anche quest'ultima frontiera, fra post-rock/metal, sta venendo distrutta, spazzata, infranta (non dimentichiamoci l'ultimo disco degli Isis!) cosa è lecito aspettarsi? I territori della sperimentazione, ricerca e contaminazione, sono vasti e infiniti.
Non resta che esplorarli.

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