In quanto a sfrontataggine credo che Ryan Adams abbia pochi rivali. Talmente supponente da intitolare un suo disco "Rock N Roll", talmente presuntuoso da mandare a puttane i Whiskeytown dopo una manciata di album poiché il progetto non si confaceva alle sue urgenze artistiche. Per non parlare della posa stilosissima da rocker maledetto e vissuto che campeggia su questo disco. Ma mica è finita qui. Scontroso fino all'inverosimile con giornalisti poco accondiscendenti a comprendere i suoi vezzi, tanto da non delegare chicchessia per mandarli a quel paese senza indulgenza.
E poi ‘sto cazzo di nome che ha voluto tenersi stretto, quando già c'era in giro un Bryan Adams da oltre due lustri, che partito benino si è presto intamarrito sull'onda di un melenso pop-rock radiofonico senza nessuna pretesa artistica. Chessò, sarebbe come chiamarsi Lara Pausini oppure Ivan Fossati. Scelta infausta, non v'è dubbio.
Dotato di notevoli capacità, sforna dischi a ripetizione nemmeno fosse un fornaio alle prese con le pagnotte.
Il risultato in questi casi non può che essere altalenante. Dischi buoni, altri un po' meno e mai niente che faccia veramente gridare al capolavoro. Insomma un po' ti amo, un po' ti odio, un po' ti amo, un po' ti odio. Talento represso, alla Recoba per intenderci, o alla Cassano se preferite (anche se il barese tende molto più a farsi odiare).
Con questo disco Ryan Adams ha deciso di farsi amare. Garbato, misurato, ispirato e mai sopra le righe, ci consegna un lavoro, sì derivativo, ma quanto mai fresco e aggraziato nelle sue morbide linee melodiche. Stemperata in molti brani la vena alt-country che fin qui lo contraddistingueva, il Nostro si cimenta in struggenti momenti melodici come nel caso di "Oh My God, Whatever, Etc." e ancor più nella conclusiva "I Taught Myself How To Grow Hold". Tredici brani piuttosto brevi (mediamente intorno ai tre minuti) testimoniano un innato talento compositivo baciato da un candore altrimenti non riscontrabile nelle sue precedenti opere. C'è posto pure per qualche svisata pop di gran classe, in "Two Hearts", per esempio, oppure nella solarità di "Rip Off." e "Two". A ricordarci le sue origini ci pensa il country minimalista di "Pearls On A String" e le classiche ballate in stile weast-coast, "Goodnigh Rose" e "Tears Of Gold" a metà stada fra Jackson Browne e Neil Young. Risulta invece poco convincente il singolo scelto, quella "Halloweenhead." che rifacendo il verso a tal Bon Jovi strizza l'occhio ad un certo rock stradaiolo da FM americana.
Chiediamo solo il tempo di godere appieno di questo frutto prelibato, ma sappiamo già che non c'è tempo, poiché il buon Ryan bussa alle porte con nuovi cd di inediti, scarti, b-sides e varie.
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