Se dovessimo, con i tempi che corrono, inquisire la maggior parte delle uscite discografiche, ben pochi artisti si sottrarrebbero all'accusa di sacrificare la qualità delle proprie composizioni nel nome di facile denaro e di una longeva sopravvivenza nello star-sytem musicale.
Con questi presupposti Ryan Adams subirebbe, come minimo, un regolare processo. La fama di arrogante rock-star che sta lentamente sovrastando quella di talentuoso cantautore, e la sua vivace produzione artistica (5 album in poco meno di 3 anni: autore contro il sistema o furbo arraffa-denari alla Prince?) sono elementi che non depongono a suo favore.
Così mentre "Rock 'N' Roll" ha tanto l'impressione di essere stato realizzato con la pistola della casa discografica puntata alle tempia, l'ultimo "Love Is Hell" (due EP pubblicati in rapida sequenza) è stato accolto come tentativo di accontentare i fans di vecchia data, evidentemente indignati dal rock fortemente radiofonico del precedente lavoro.
"Love Is Hell, Pt. 1" è in realtà un ottimo album, realizzato da un Ryan Adams mai così ispirato, un disco malinconico, emozionante, che apprezzi dimenticandoti ben presto dei motivi che ne avrebbero condizionato la realizzazione.
"Political Scientist" è uno splendido omaggio a Jeff Buckley, e "Afraid Not Scared" fin dai primi accordi potrebbe essere saltata fuori dal cassetto dove i Radiohead tengono nascosti i brani esclusi da "The Bends".
Reminiscenze di "Gold" e di "Rock 'N' Roll" si affacciano prepotenti in "This House Is Not For Sale" e "Love Is Hell", dando l'impressione che le riflessive atmosfere costruite in apertura abbiano lasciato definitivamente il passo ad un andatura più rock.
A "Wonderwall"quindi il compito di aprire una sequenza di canzoni dall'infinita bellezza. La sognante cover degli Oasis, di grande impatto nonostante la semplicità di esecuzione, le intense "The Shadowlands" e "Avalanche", composte in piena influenza british (Coldplay e Starsailor su tutti) e la cupa Caterwaul (una delle 2 bonus track incluse nella versione europea del disco) risultano i momenti più coinvolgenti di un album che conquisterà anche coloro i quali avevano da tempo etichettato Ryan Adams come l'ennesima star montata accuratamente da evitare.
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