Siamo arrivati al quarto albuma della band power metal Sabaton e con esso giungiamo al primo concept album dei guerrieri svedesi. The Art of War parla infatti del famosissimo libro dell'antico generale e filosofo cinese Sun Tzu intitolato esattamente come l'album dei Sabaton L'arte della guerra. Non sono a mettermi a discutere di filosofia militare e comportamentale però, dunque comincio con la recensione dell'album: magnifico, sorprendente, originale espressivo. Alla faccia di chi può sentire solo i toni epici ascoltando questo album, se si ascoltano seriamente i testi senza giudicarli a prescindere si capisce perfettamente che il tema centrale, soprattutto delle canzoni meglio riuscite, sono la disperazione e la sofferenza porati dalla guerra, i suoi effetti distruttivi e solo in secondo piano gli effetti gloriosi del combattere di fatto.
Dopo il breve intro "Sun Tzu says" si comincia subito a mille con la stuenda "Ghost Division", divenuta negli anni la canzone iniziale quasi ufficiale dei concerti dei Sabaton, compreso il DVD Swedish Empire Live. La canzone parla della famosa 7° divisione panzer tedesca e di Erwin Rommel, e le urla e tempi raapidissimi sono calzati alla perfezione per il tema proposta, accompagnato dal urla di coro stupende. Con la main song "The Art of War" si passa a qualcosa di straordinario, inimatibile fino alla più recente "Carolus Rex"; la batteria ccompagna tutta la canzone con un tempo fisicamente estenuante per il batterista Daniel Mullback, segno indiscutibile dell'alta preparazione tecnica dei membri della band, la voce di Brodèn è forte come al solito, perfettamente adeguata al testo e singolarmente poetica. Passiamo così a "40:1", il coro di guerra polacco che fa uscire l'orgoglio di una nazione in una evento minore della campagna di Polonia, in ogni caso una canzone davvero forte, veloce, ricca di drammaticità nell'imminente sconfitta per mano dei tedeschi, la cui vittoria non sembrerebbe per nulla scontata se al valore dei soldati polacchi non si fosse accompagnata un'adeguata preparazione tattica e un armamento al pari di quelli tedeschi. Viene subito dopo la grande "Unbreakable", forse un po' calante nei contenuti, volti a dar ragione a chi è stufo dell'epicità (NON IO), rimane il fatto che il sound è semplicemente magnifico, dalla prima parte fino al doppio tempo della seconda metà, è tutto perfetto.
Dopo la breve parentesi in prosa di "The Nature of Warfare" arriva "Cliffs of Gallipoli". "Cliffs of Gallipoli". Capito? una canzone semplicemente straordinaria e originale per i Sabaton, u sound mai provato prima e che mai troverà emulazioni da parte loro negli album successivi. Una degna commemorazione dello sbarco di Gallipoli e della disperazione delle madri che hanno perso i loro figli nell'Inutile Strage, ai quali spetterà il meritato riposo nel milone di anni che verrà.
Poi, irrimediabilmente dopo una canzone del genere, arriva qualcosa di leggermente deludente perchè messa a confronta con colei che la precede. Sto parlando di "Talvisota", una canzone che mi ricorda molto "Nuclear Attack" di Attero Dominatus, la quale non mi ha mai fatto impazzire di gioia nell'ascoltarla, di conseguenza neanche "Talvisota" ha risvolti abbasatnza positivi. Si riparte subito alla grande con "Panzerkampf", e qui tutti i toni epici e la gloria della fratellanza nella grande controffensiva russa contro i tedeschi sono adattissimi al sound lento e pesante, martellante come una marcia di soldati verso il fronte di guerra. Giunge poi "Union (Slopes of St. Benedict)", e come qui ci si avvia alla fine della guerra e del massacro, così noi ci avviamo alla fine dell'album accompagnati dalla voglia di marciare che mette questa bella canzone.
Ma prima della fine c'è "The Price of a Mile". "The Price of a Mile". Ok? sinceramente mi ha trasmesso le sensazioni di cosa potesse essere la vita in trincea meglio di quanto abbia fatto Hemingway in Addio alle armi; il che la dice lunga. La sofferenza, le difficoltà, gli stenti, le privazioni, l'assenza di un obbiettivo e di gloria nella vittoria, la quale rimane solo un masscro di fronte alla mera avanzata delle trincee. La pesantezza delle linee di chitarra e della batteria è fondamentaleper accompagnare degnamente questi temi, e i Sabaton lo hanno fatto alla perfezione, anche con la tastiera, che serve a dare un tono continuo decisivo alla canzone per non renderla spezzettata.
Chiudiamo dunque con il volto aereo della guerra con "Firestorm", espressione drammatica della guerra di bombardamento perpetrata da tutte le nazioni nella seconda guerra mondiale, ma soprattutto dagli angloamericani in Italia, tra cui la mia città Treviso, motivo per cui sono molto attaccato personalmente a questa canzone.
Bene, anzi, benissimo, un'album veramente stupendo che ha sorpassato di molto le mie aspettative donandomi sensazioni stupende. GRAZIE Sabaton!!!
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