Che il genere Power Metal non sia uno di quei generi dai continui cambiamenti musicali, penso sia ovvio. E' quindi difficile anche trovare originalità in questo genere, e la mancanza di originalità è forse la sua più grande pecca. Si contano sulle dita di una mano infatti, i gruppi Power Metal storici che hanno saputo continuare a sfornare dischi di una qualità più che sufficiente durante tutta la loro carriera. Gli Helloween? Carriera altanelante, fra dischi ottimi (il periodo Kiske, Better Than Raw, The Dark Side), buoni (Chameleon, My God-Given Right)), e pessimi (Rabbit Don't Come Easy, Pink Bubbles Go Ape). Gli Stratovarius? Stess discorso. Difficile, come dicevo. Il tranello più pericoloso, è quello di cominciare ad autoriciclarsi all'infinito, con la speranza che i cosidetti "die hard fan", continuino ad osannare ogni lavoro della band come un capolavoro. Purtroppo, in questo vortice ci sono finiti pure i Sabaton. Gruppo Power nato negli anni 2000', guarda caso quando il power cominciava la sua rinascita grazie anche ad album come "Glory To The Brave" degli Hammerfall, il gruppo svedese si è subito contraddistinto per i suoi testi, in cui si fa riferimento a battaglie combattute in trincea, di epoche medioevali, di scontri nell'antica Roma, e che più ne ha più ne metta. Da segnalare anche la voce del cantante, Joakim Broden, caratterizzata da un timbro duro e roccioso, al contrario di altri cantanti del genere, la cui voce cristallina e pulita era segno di riconoscmento, per esempio Michael Kiske.

Dopo vari album degni di nota, fra i quali spiccano il debut "Primo Victoria" e "Carolus Rex", i Sabaton arrivano nel 2014 con il nuovo "Heroes", album che non si distacca di una virgola dal precedente, ma che fa intravedere in parte i primi cedimenti, con canzoni che sanno di già sentito, e di melodie anch'esse già sentite in altre canzoni. Fregandosene altamente però, i Sabaton se ne escono nei primi mesi del 2016 con "The Last Stand", ultima fatica del gruppo. Sebbene il leader del gruppo, Joakim Broden, avesse parlato nelle interviste di un "leggero cambiamento musicale nelle canzoni", l'album suona come un album dei Sabaton dovrebbe suonare. Ed è qui che nascono i problemi.

Canzoni potenti e di impatto come la opener "Sparta" o "The Lost Battalion" sono sicuramente ben riuscite, ma la sensazione di aver già ascoltato qualcosa di simile, è forte. E risuona in pezzi come "Hill 3234", "Las Dying Breath", e "Winged Hussars". Non basta neanche "Blood Of Bannockburn", divertente ed efficace sicuramente, e che strizza l'occhio a quel "Tunes Of War" dei Grave Digger, ma che dopo pochi ascolti stanca. Il CD volendo, si può dividere in due parti. La prima più energica e diretta, mentre la seconda pecca di originalità, frase detta ad inizio recensione, e che rispecchia in modo perfetto l'album. Evito di spendere troppe parole sulla cover di "All Guns Blazing" dei Judas Priest, che non riesce assolutamente in quanto il tono di Broden non fa assolutamente gridare alla pazza gioia l'ascoltatore in un pezzo simile.

Dovendo tirare le somme quindi, l'album non è assolutamente un disatro, ma pecca di inventiva nella seconda parte, che risulta noiosa e stagnante, seppur i ritornelli sempre accattivanti e diretti che hanno sempre contraddistinto la band. Come già detto però, da gruppi che suonano questo determinato genere non è che si possa pretendere molto, ma si ha troppe volta la sensazione che gruppi del genere, una volta in studio, si apprestino semplicemente ad eseguire il compitino. Ai fan della band sicuramente questo album piacerà, ma per gli altri, penso che dopo qualche ascolto metteranno il disco in un angolino. Non un pessimo risultato, ma neanche un ottimo lavoro.

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