Siamo agli inizi del 1990 quando i teenagers Sandy, Crallo e Mora, al secolo Sandro, Carmine e Maurizio Morandi si dedicano per puro divertimento a registrare suoni nel loro quartiere, il periferico ed altrenativo sobborgo di San Polo Nuovo, Brescia. Ci sono rumori urbani, suburbani e animali di tutti i tipi nelle loro cassettine. Se non fosse per l'ambizione di Sandy e le modeste capacità compositive di Mora, il lavoro non sarebbe mai venuto alla luce.
Sto parlando di "L'info Musicante", etichetta Media Records, piccola casa discografica della provincia Bresciana, venuto alla luce dopo la raccolta di una quantità impressionante di suoni. Nel cd c'è il riassunto di un'intera vita di tardo-bambino, compresi richiami genitoriali e schiamazzi notturni, rombi di motorette scassate ed emozioni vandaliche. L'idea iniziale era un assemblaggio dei suoni più interessanti, senza filo logico, che suscitasse solo ilarità. L'inserimento di alcune tematiche musicali elettroniche, dalla chiara matrice punk pecoreccio, innesta piccoli inni locali eseguiti nell'estate di quell'anno nei parchi della zona.
Una sorta di preistorici deejay rappeggianti, assemblatori di frasi qualunque, nel trionfo del non-sense musicale e letterale. Una matrice scanzonata che suscita l'larità collettiva. L'immagine-non immagine dei tre giovani che da clown esibizionisti divengono predicatori ambiziosi trasforma gli intenti in concreta progettualità. Dà fiducia alla band il seguito sempre maggiore e l'ingresso di una vocalist tuttofare, intenta a promuovere il gruppo con locandine fai-da-te. Quando le jam-session hanno raggiunto una quantità abbondante e lo stile ed il materiale si sono delineati, il gruppo si getta alla ricerca di una etichetta che accolga il loro demo. Trattasi di un demo gigantesco che verrà scremato più volte fino a raggiungere la forma del prodotto finale "L'Info Musicante".
I pezzi più assurdi da ricordare sono soprattutto le pseudo rappeggianti basi elettroniche con grida dis-umane e rombi di Piaggio alternati (la vespetta finiva spesso anche sul palco). "Suoni" è un lungometraggio musicale di 25 minuti dove c'è il riassunto della vita di quartiere attraverso i suoi rumori. Romatico l'intervento delle campane domenicali, o il chiudersi della saracinesca dell'edicola, il brusio del bar centrale con le espressioni dialettali e gli sbuffi dei pulmini in ripartenza. Divertente è "L'intervista" dove si raccolgono testimonianze umorali di minorenni imbarazzate messe in rima e musicate. Classico di matrice demenzialoide, ma con netto richiamo al suond della feste dell'unità è il pezzo che dà il titolo all'album (senti sample). Ci sono 16 tracce diversissime ed incredibili, riassunto di una creatività demenziale, ma non troppo, un po' simbolo dei tempi passati di quartiere periferico. Tempi, rumori, che non torneranno più. Un piccolo stupido documento. Una nota sul nome del gruppo: è la fusione dei soprannomi dei tre ragazzetti, deciso da una quarta persona (la sedicente vocalist), dopo le ripetute diatribe sul palco per identificare una band senza nome per molto tempo.
Il gruppo investirà tutte le risorse economiche per realizzare il proprio sogno adolescenziale e tenterà la distribuzione del cd a livello locale con un modesto successo. Poi più nulla, ognuno per la sua strada. Ma quanti ricordi.
Carico i commenti... con calma