I Sacrilege sono da collocare tra le thrash metal band meteore degli anni '80, bolidi decaduti Made in England che appaiono fulminei nell'universo ultraheavy del 1985, lasciando una scia di giudizi contrastanti, con due o tre full-lengh, per poi dissolversi a contatto con l'atmosfera degli anni '90.
La band si materializza nel 1984 a Birmingham, in Inghilterra, con la bionda Lynda "Tam" Simpson, a rappresentare il vessillo di gruppo atipico. L'ascia e server musicale Damian Thompson compone tutto il puzzle musicale, coadiuvato dal bassista Tony May e dal batterista Andrew Baker, tutti e tre ex membri della punk band Varukers. Dopo due demotape, nel 1985 viene pubblicato il mini- LP "Behind The Realm Of Madness" che, rispetto al superbo demo dei Sabbat "Fragments Of A Faith Forgotten", si dimostra inferiore come risonanza nell'ambiente metal della terra d'Albione. Tuttavia un ascolto più attento svela la capacità del gruppo di creare un sound personale, cupo e spedito, che risiede in composizioni povere di cambi di tempo ma ricche di tenebra metal. Riff brulli e oscuri che influenzeranno proprio i deathster Bolt Thrower, come dichiarerà in un'intervista Gavin Ward.
La mescolanza sonora è dolcificata dalla voce di Lynda Simpson, che in questo platter canta in maniera sfrontata, sembra quasi una ragazzina spigliata e sbarazzina che rimprovera l'imbranato boyfriend per una prestazione carente. I suoi testi però sono tutt'altro che grossolani o sanguinolenti, come "Lifeline", che parla dell'animo del'uomo:
"Il coltello scivola attraverso menti innocenti/Tagliando la strada della ragionevolezza/Sostituendo vite con beni ed avidità/Come bimbi ciechi noi cerchiamo freneticamente/Le nostre mani afferrano l'aria per la pace e la luce/Ma stiamo offrendo solo rabbia e tenebra...."
"At Deaths Door" descrive un flagello senza fine:
"Il nuovo giorno sta sorgendo e già si contano i morti/Le dure pance gonfie dei bambini denutriti/La lor terra è secca e rirsa e loro prepgano per la pioggia/Il massacro continua nuovamente,ancora una volta/Anno dopo anno la morte suona la campana/I bambini ciechi hanno negli occhi una triste storia da raccontare/I Loro arti sono piegati e ritorti, nelle loro tenere menti nessuna scintilla/Gridano invano perchè nessuna luce spezza il buio..."
La band riesce a pubblicare l'album "Within The Prophecy" (che nella ristampa comprende anche il mini-LP prima citato), mentre sfrecciano sul campo di battaglia i tank Metallica, Slayer, Anthrax e Megadeth, e gli stessi connazionali Sabbat, ridimensionando questo full-lenght a rango di falconetto su un veliero colmo di bucanieri.
L'album è pervaso da un sound doom-thrash abbastanza confuso, come una stazione radio dalla frequenza instabile, senz'altro heavy e spiritato, conforme al budget esiguo stanziato dalla label, ma senza che questa pecca si trasformi in virtù, come succede a produzioni low budget osannate poichè estreme, deliranti arieti che infrangono qualche frontiera, qualche fantasia sinistra. Queste caratteristiche vengono sventolate in modo disordinato: all'orecchio umano appare il rumore che sprigiona una vecchia caldaia a gasolio aprendo lo sportellino di controllo combustione. Queste minute prerogative sono captabili nell'opener "Sight Of The Wise", pervasa da un suono di tamburi nitido, che viene poi soffocato da una chitarra slayeriana a dir poco caotica, suonata con la spazzola, con il plettro d'acciaio, con la limetta per le unghie. Sembra di sparire in un blizzard. E, come se non bastasse, il basso va in cerca di fortuna nella tormenta di neve. Per grazia ricevuta, in mezzo a questo pandemonium, appare l'ugola rosa shocking di Lynda Simpson che condisce il magma sonico, grazie a testi non banali che parlano dell'essere umano (nel primo demotape spiccava"Apartheid"). Ecco allora "Winds Of Vengeance" che ossigena il platter con un prezioso break acustico centrale, vetrina per Damian Thompson, al contario della sezione ritmica completamente in ombra. Discreta anche "The Captive" che fonde ancora riff energetici ed agonia doom, con efficace assolo. Non cambia lo stile canoro dell'avvenente Linda: niente acuti, grida o maialate vocali, ma solo un cantato pulito, regolare, più tecnico e compassato rispetto all'esordio, che può pure stancare poichè si attende di continuo la sorpresa, il colpo d'ala luciferina che arriva solo nella track di chiusura "Search Eternal", lunga più di 10 minuti:
"Più brillante dell'oro, più caldo del sole/ Perso nelle profondità limacciose, come i guerrieri dello spirito scomparsi/L'aquila vola con vista così acuta, sperando di vedere il gioiello che è perso e non può essere trovato, cerca per l'eternità/Il guru vecchio e saggio attende a lungo con solennità/Le preghiere dei predicatori cadono nel vuoto, mito o reltà?/Un bambino urlante, senza speranza di calmarlo, tutti gli sforzi sono inutili, cerca per l'eternità..."
Tuttavia il pezzo non è da buttare e, probabilmente, diventerà ottimo quando la band effettuerà una reunion nel nuovo millennio. Il pezzo verrà messo a decantare e tutti si scorderanno il suo valore effettivo, ma rammenteranno il periodo d'oro del thrash metal; del resto quest'album ha avuto la sfortuna di uscire nel 1987, fosse stato pubblicato nel 1983 si parlerebbe ora di capolavoro seminale. Nel corso del disco i pezzi si susseguono senza colpi d'ala rilevanti, costellati di solos buoni, a volte mediocri, ma ben inseriti nel contesto delle song; alla fin fine un disco che si lascia ascoltare senza che il songwriting presenti picchi rilevanti. Non soddisfa l'alternanza delle parti lente e veloci all'interno dei pezzi , così come la prestazione del batterista Andrew Baker, che appare piatta e con pochi sussulti, stanca come la sua espressione nella foto di retro copertina (il primo da destra).
Senz'altro i Sacrilege meritano rispetto poichè "Within The Prophecy" possiede un'indubbio valore storico, assieme a "The Force" degli Onslaught, quale buon esempio di thrash britannico del tempo (anche se "Dreamweaver" dei Sabbat è di un altro pianeta). Ma non basta questo per conquistare le orecchie ed il cuore dei fan. La peculiarità di una voce femminile in campo thrash era la novità del periodo, basti pensare a Sabina Classen degli Holy Moses, oppure, con distinguo diversi, Leather Leone dei Chastain. Ed ancora Dawn Crosby, ugola sui generis prima con i Detente e poi con gli innovativi Fear Of God. Tuttavia il sound di "Within The Prophecy" appare datato. Il tentativo di fondere il doom con il thrash metal non va oltre la piena sufficienza senz'altro per i livello compositivo alterno, ma anche per la mancanza di trovate coinvolgenti che spezzino la processione funebre, oppure che rigenerino la velocità. La band scomparirà dalle scene dopo la pubblicazione dell'album mattone doom "Turn Back To Trilobite" nel 1989, senza lasciare tracce.
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