È circa sei mesi che sono in possesso di questo disco, sei lunghissimi mesi in cui l’ascolto è stato a volte avido a volte indifferente a volte ho finito gli aggettivi altisonanti e finalmente mi decido a recensirlo anche alla faccia di chi come il Bassist si farà due risate leggendone i contenuti (dato che il Bassist è arido e quindi questo cd non gli è piaciuto molto… ovviamente seguiranno scuse, dimostrazioni di reciproci fraintendimenti e tanto altro ma per ora STOP).

Dunque i Sadist, formazione decisamente underground in cui milita il “famoso” Tommy Talmanica ora gestore dei sempre più richiesti Nadir Studio di Genova dovrebbero essere partiti dalle radici vagamente grezze dell’esordio Above The Light per arrivare a questo Tribe per poi cambiare quasi totalmente genere dirigendosi verso un gnu metal a tratti industrial, insomma modaiolo.
A mio modesto parere, ma anche secondo tutte le (comunque poche) recensioni che ho trovato sulla rete questo disco è un capolavoro!

Ok nelle precedenti recensioni l’ho già detto, ma questo perché sono di parte ed estremamente fazioso, però qui il lessico è decisamente appropriato. Fino al 1996 e probabilmente anche fino al 2004 nessuno ha mai fatto qualcosa di simile, nessuno! E non stiamo parlando delle solite stronzate jazz-metal cervellotiche, nessun bisogno di seghe mentali per il signor Talamanica, solo una chitarra, synth (di cui avremo modo di parlare poi) un bel basso fretless (uoooow) e una batteria (sulla cui natura umana continuo a nutrire moltissimi dubbi) bastano per creare un disco che ha fatto e continua a fare il vuoto dietro di sé.

Il bello di Tribe non sta poi nel suo essere terribilmente bello appunto, nella pacioccosità delle melodie, ma nell’essere così sperimentale, nuovo, spaventosamente efficace nel fondere influenze le più disparate tra loro, nel suo essere così diverso.
Triste pensare che le linee tracciate dal buon Talamanica non sono mai state approfondite da nessun altro gruppo, proprio quando la strada era stata spianata nessuno ha avuto il coraggio di proseguire, probabilmente soffocati dall’hype creato del power metal, nel 1996 iniziava più o meno lo stato di grazia del genere in Italia, e allora chi se ne frega, lasciamo perdere, diamoci al power metal (o al gnu come hanno poi deciso di fare i Sadist) avranno dovuto pensare tutti.

Ma poi cos’ha tanto di speciale questo Tribe? Intanto è il primo e forse unico disco heavy in cui in primo piano non ci sono le chitarre, ci sono addirittura intere tracce senza o con pochissimi, solitari accordi. Qui il vero dominatore della scena è un synth dai suoni terribilmente eighties, orribili, asettici, piatti, antiquati, pacchiani ma dal fascino incredibile. Sia che debbano tracciare affascinanti melodie orientali (Tribe gioca molto su questi richiami ai motivi dell’estremo Oriente) sia che servano come sottofondo a stacchi fusion o a ricamare melodie classicheggianti, danno un tocco di feeling impressionante, mai sentito qualcosa di simile. Il modo in cui poi il suono di questi Casio primordiali si integrano con il suono cartonato della batteria e il suono corposo del fretless crea una sorta di soundscape terribilmente “urbano”.

Ora, io sono cresciuto con Ken Il Guerriero e L’Uomo Tigre ma sulla mitica Italia 7 davano anche un altro cartone ora riproposto da Mtv: l’indimenticabile City Hunter, esatto quello coi personaggi con le spalle a mo di armadi.
Beh, appena ho ascoltato gli intermezzi fusion e soprattutto la terza traccia From Bellatrix bla bla mi è venuto in mente, e non saprei assolutamente spiegarvene il perché, e non mi drogo ve lo giuro!

Il Talamanica dal canto suo offre alcuni ottimi riff che sanno tantissimo di thrash old-style e alcuni sprazzi che rimandano al prog death di Individual Thought Patterns, allietandoci anche con alcuni assoli in perfetto stile prog/fusion da vero virtuoso.
Mi preme precisare che alla fine le parti più descrivibili sono quelle che più rimandano al prog ma credetemi, non sono che un infinitesima parte del background di questo cd (addirittura un assolo di Hammond (addirittura un assolo di Hammond (addirittura oooooh stupore) nella settima traccia The Ninth Wave, anche qui nessuna chitarra comunque), ovvio, si rimane nell’ambito dell’heavy ma come non stupirsi di fronte all’inizio Primuseggiante di The Reign Of Asmat, e soprattutto alle melodie tragiche, struggenti, mai banali di From Bellatrix To Betelgeuse, probabilmente una delle migliori “ballate” che mi sia mai capitato di sentire.

Potrei parlare per ore di questo disco, ed è un buon segno perché quando un cd fa schifo allora bisogna iniziare a dire le solite buffonate e a fare dell’ironia, potrei persino scrivere un’altra recensione e non ripetere mai le cose che ho detto qui, insomma mollate la vostra Filtrofiore Bonomelli e cercate sulla rete questo cd dato che ormai è fuori catalogo da anni. Un disco irraggiungibile, in tutti i sensi.

Carico i commenti...  con calma