Plastic Ono Band...? No no, avete letto bene: Sadistic Mika Band. Come dire: il giorno e la notte. Perché Kazuhiko Kato e Mika Fukui erano l'esatto opposto di John Lennon e Yoko Ono; perché loro, più che interessarsi a come cambiare il mondo e a lanciare messaggi di pace e amore universale, avevano altre preferenze: cantare (all'occorrenza) di sesso, squallore e zozzerie varie; dei pruriti e degli umori di una Tokyo più perversa e depravata che mai, quella dei '70, la stessa delle bande armate e della guerriglia urbane; lanciare (lei, la signora Kato) improbabili e spudorate dichiarazioni d'amore ai divi di Hollywood ("Hi, Jack!" - Nicholson, per intenderci). Orbene: nel '72 mettono assieme, quasi per capriccio, questo quartetto la cui denominazione la dice lunga.

Per la scena locale rappresentano, fin da subito, qualcosa di nuovo: lontanissimi dalla psichedelia della Flower Travellin' Band e dall'Acid Space di tanto Rock nipponico, i loro suoni impressionano (seducendo) anche l'Occidente. Glam Rock, si dice, a ragione; del resto Kato l'aveva già fatto, il suo viaggio "di formazione" londinese: di stanza a Kensington, ad ammirare da vicino (prendendo appunti) Bowie e Bolan, e un ancora anonimo gruppo che allora muoveva i suoi primi passi, un gruppo in egual misura "rock" e "sexy". Quel binomio geniale quanto insolito era diventato un'ossessione per Kato e signora, che al ritorno in patria registrarono, in tutta fretta, l'album d'esordio della neonata Sadistic; quelle tentazioni esotiche, quei suoni cosi sensuali ma corposi, forti, anche sporchi a tratti, catturarono l'attenzione della Harvest, che ripubblicò il disco in Inghilterra. Il successo (non eclatante, ma significativo) fu certo favorito dalle amicizie "non da poco" del chitarrista Kazuhiko: Malcolm McLaren, Chris Thomas (produttore del secondo album, "Kurofune", registrato a Londra), e soprattutto Bryan Ferry e Phil Manzanera, che li vogliono in tournée di spalla ai Roxy (memorabile un'esibizione a Wembley). Oggi pare una cosetta da nulla: ma in quell'universo musicale ancora così anglo-centrico, che una band giapponese venisse chiamata a supportare un gruppo leader nel proprio genere fu un fatto a dir poco notevole.

Non solo: nel '75 appaiono persino sulla BBC, a suonare il loro classico ("Suki Suki Suki") davanti al pubblico dell'Old Grey Whistle Test; e nello stesso anno esce il capolavoro "Hot! Menu", summa della filosofia "sadistica". Qualche cambio di formazione, frattanto: il futuro YMO Yukihiro Takahashi ha sostituito Hiro Tsunoda alla batteria, il tastierista Yu Imai è ormai diventato membro effettivo. Ma ciò che più conta è il valore in sé del disco: chi dice "grande album di Glam giapponese", in realtà, fa un torto ai Nostri; questo è un grande album in assoluto. Completo, liricamente vario, musicalmente imprevedibile, vicino alla perfezione. Non c'è un solo episodio debole: si ascolta come si ascoltano "For Your Pleasure" e "Stranded", senza voler azzardare confronti, si apprezza come si apprezza una pietra miliare. E nessuno si offenda se ricorro a questa definizione.

Glam? Art-Rock? Prog, almeno in senso lato? Si, certo, di tutto un po': con eclettismo e maturità da far paura. Lo strumentale "Mummy Doesn't Go To Parties Since Daddy's Dead" (titolo quantomai zappiano) è una meraviglia per le orecchie, e si colloca fra le cose più belle di quegli anni: sullo sfondo di bimbi che scorrazzano si apre quello che all'inizio pare un languido slow-blues arpeggiato, e poi si sviluppa su classiche atmosfere canterburiane, evocate da un impasto tastieristico dolcissimo e commovente, da pelle d'oca. Alla chitarra solista c'è Masayoshi Takanaka, vicinissimo al Manzanera di "Diamond Head" ma molto "floydiano" nell'ispirazione; in "Time To Noodle" è lui il protagonista, almeno nella seconda parte, quando già basso e piano elettrico hanno indirizzato il pezzo sui binari di un Funk decisamente frenetico, e il mellotron si è concesso un'apertura atmosferica e riflessiva, tanto per non farci mancare nulla. "Mada Mada Samba" è l'episodio più orecchiabile (e irresistibile-ascoltare l'assolo di chitarra), "Okinawa" quello più legato a certo R'n'R classico, così come al J-Pop dei '60. E poi, un bel mid-tempo con splendidi passaggi armonici ("Aquablue") e una lunatica "Funkee Mahjong" a far da contorno ai 6 minuti di "Hi! Jack", quelli che ovviamente fecero più scalpore all'epoca: Mika comincia a cantare nella sua lingua e finisce in inglese, e al suo idolo del grande schermo dice "la tua vita è spezzata in CINQUE PEZZI FACILI, ma se vuoi io li posso rimettere assieme"...

...per la cronaca: di lì a poco Mika metterà le corna a Kazuhiko e fuggirà in Inghilterra per diventare la lei di Chris Thomas. Kato avrà una discreta carriera da presentatore, bazzicando regolarmente il mondo dello show-business nipponico. Diverse saranno le reunions della SMB, comunque dignitose, nel ricordo degli anni d'oro.

Quanto a voi, mi basta dirvi una cosa sola: se cercate IL disco giapponese dei Settanta, questo è uno dei candidati. 

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