Quando si parla di valore artistico in un campo sconfinato quale la musica, solitamente, tolto il periodo di rilievo degli anni '70 e inizio '80, la critica e il pubblico(quello "colto") sono unanimemente d'accordo nello snobbare quasi totalmente il genere dance per quanto riguarda il contributo degli ultimi decenni. I Safri duo sono l'eccezione alla regola, come lo fu a suo tempo, e ancora adesso dopo 8 anni,"Played-a-live". Prima di parlare del disco, bisogna care un'occhiata a questi 2 signori. Percussionisti di indubbio talento, vantano un'ottima conoscenza della musica classica,di cui abbiamo testimonianza nella sperimentazione degli album precedenti "Bach to the future" e il bellissimo "Percussion Transcriptors".    

"Episode 2" nacque con l'intento di combinare percussioni tribali, elettronica, e trance... L'iniziale "The bongo song" (l'altro nome con cui è conosciuta Played) riesce a essere l'esempio lampante dell'album. Propinata per quasi un decennio attraverso i media (e merita un posto sicuro fra le 10 canzoni più rappresentative del decennio, e non la descrivo, perché, cavolo, la conoscete!), ha stravolto abbastanza i canoni del genere, soprattutto nel suo andamento progressivo, pur sempre sulla tipica base 4/4, e; tenendo conto che è stata registrata dal vivo, considerata la notevole durata, merita i più sentiti applausi. Se poi dobbiamo ribadire, che riesce a tirare ancora dopo quasi un decennio, possiamo, volendo forse esagerare, fargli meritare un piccolo posto nella storia della musica tutta. E' interessante osservare poi, l'inevitabile l'ondata tribal-house (che ha come input  il brano in questione) del periodo successivo, che coincise, almeno in Italia (parliamo sempre degli anni 2001-2002) proprio con la fine del periodo (la "moda") trance...

Chiuso questo paragrafo, che ai più scettici basterebbe a giustificare ciò che c'è da dire su rece e gruppo, mi accingo a descrivere il resto dell'album, che non sembra sfigurare vicino al brano d'apertura...

"A-gusta", cambia registro stilistico, stavolta a tema indo-orientaleggiante (che è quasi una costante dell'album), ed è un gustoso e riuscito connubio tra percussioni minimali e xilofono... che aggiungere,brano eccezionale, e addirittura un'ottima prova tecnica... "Snakefood" incede molto simile, basato su un'atmosfera egizia creata magnificamente dal mizmar di fondo e dalla perfetta sintonia fra djembè e bonghi.

Poi troviamo "Everything", altro piccolo capolavoro. Sorge cupo, fra il mistico e il gotico, e quando arriva il percuotere di pelli crea l'ennesima (e mai ripetitiva, mai fine a se stessa) epopea etno-trance. L'epilogo del brano rivive, senza cadute di tono, la struttura melodica, in chiave ambient.

C'è anche spazio per  un inedito etno-big beat, che affiora nella corposa e pesante "Crazy benny". "Samba adagio", è invece, quasi una riproposta melensa di "Played". Si fa ascoltare, pur essendone sulla falsariga per molti aspetti, perchè ci può stare un brano non tanto dissimile a un secondo in un'opera con discreta varietà stilistica. "Adagio" la ripropone in sound classicheggiante. Infine è da menzionare, almeno, la tiratissima "Baya Baya" di cui è presente un video molto divertente.

Insomma, per chiudere, non posso che consigliare questo piccolo cimelio dell'alternative dance a chi, come me, crede che la disco non offre solo tunz tunz, ma anche ottime prove di musicisti di spessore che cedono, quasi involontariamente, a piccoli abbagli commerciali...

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