Una giornata uggiosa e piovosa: ecco cos'è necessario per vedersi un bel concerto Doom Metal.

Non intendo il Doom anglosassone degli anni '90 né quello di formazioni come Sleep o simili. Parliamo di Doom classico, certo dilatato e fumoso, quello che con il sound di Candlemass e Pentagram (comunque diversi dai nostri) ha gettato le basi o, se preferite, le fondamenta per il genere tutto.

Giornata uggiosa e piovosa dicevo. Ti rendi pure conto di non ricordare con precisione dov'è situato il Tunnel di Milano. Io e un socio facciamo tappa in una zona apparentemente malfamata: quattro presunti spacciatori e qualche figura umana che si muove tra le pesanti gocce pomeridiane. Prendiamo un kebap davvero nausebondo e ce ne andiamo, senza tanti complimenti, a vedere i mitici. Chi sono? Ma i Saint Vitus!

All'ingresso del locale siamo solo in QUATTRO! Pazzesco! Ma gli italiani si sono fottuti il cervello? Pongo ansiosamente alcune domande ai presenti e, fortunatamente, qualcuno mi assicura che la stima è di un centinaio di partecipanti. Tiro un sospiro di sollievo. Entriamo e dopo una costosa Coca Cola, sorseggiata quasi fosse una birra, si manifestano sul palco dei tetri e sinistri soggetti.

Non sono i Vitus bensì la band di spalla: i Mos Generator. Non conoscendo il gruppo non posso nemmeno elencatvi i titoli delle canzoni o illustrarvi determinati particolari. Suonano per una buona mezz'ora un misto di stoner alla Kyuss e Orange Goblin. Una band con le palle, questo è certo, ma non so se otterranno un grande successo.

E' il momento della leggenda. Vedo Wino e Chandler gironzolare per il locale. Fermo per un attimo il vocalist e ci faccio quattro chiacchiere in lingua inglese. Risultato: ho capito un quarto di quello che m'ha detto. Ma chissenefrega! Almeno c'ho l'autografo di Wino! I Viti (plurale di Vito, s'intende) sono minacciosi: grossi, ipertatuati, belli sbronzi e con una gran voglia di macinare note "slow".

Si parte con le canzoni dell'ultimo album: niente di eccezionale ma nemmeno niente di brutto. Ricordo, nel dettaglio, "Let Them Fall" e "The Bleeding Ground". Bella scelta. Un membro del gruppo, non chiedetemi chi perché stavo ordinando una birra, ci invita a fare un salto indietro nel tempo e, magicamente, partono le note dei brani contenuti in "Hallow's Victim". L'apice viene raggiunto con la terremotante "War Is Our Destiny", perché è una canzone fottutamente grande e perché, in questa occorrenza, viene suonata con grinta invidiabile dai nostri.

E' il segno inequivocabile che i Viti sono invecchiati bene.

C'è spazio anche per i brani contenuti in "Mornful Cries" disco, a parere di chi scrive, fin troppo sottovalutato.

E ovviamente arriviamo alle tracks del capolavoro firmato Wino e soci: le canzoni più rappresentative di quel magico album che risponde al nome di "Born Too Late". Si parte con "Dying Inside" e si procede, in ordine sparso, con la title track e "Look Behind You". Viene eseguito anche un brano molto lungo e cupo. Forse fa parte di "V", opera che non ho mai ascoltato.

In definitiva un concerto veramente sentito. I nostri, oltre a non tirarsela minimamente, sono delle vere e proprie istituzioni del Doom e del Metal generalmente inteso. Soldi ben spesi e musica che, date retta a me, rende ottimamente anche dal vivo!

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