Sporchi, strafatti, puzzolenti, allucinati, psichedelici, pesanti, strambi. Saint Vitus.

Band del genere fanno bene alla musica indipendentemente da quale inclinazione essa possiede. Nati nel 1980 nei sobborghi di Los Angeles, i quattro storici membri si sono fatti conoscere con l'omonimo debutto del 1984, album che sa di alcool e droga grazie al suo ritmo allucinato e allucinante. Canzoni come "Saint vitus" e "Zombie hunger" rimarranno per sempre nella storia di questo genere complesso e sconosciuto qualè il doom/stoner dei Saint Vitus. Oscuro, marcio, a tratti addirittura forzato, tanto da avere l'impressione che la band vada oltre ciò che si era prefissata come obiettivo. Questi stilemi musicali vengono pienamente rispettati nel secondo capitolo della band, "Hallow's victim" che vede la stessa line up d'esordio.

Tutto quello che ci si aspetta dai Saint Vitus è qui presente, con conseguente piacere per i fans. L'atmosfera marcia è amplificata dallo stupendo lavoro dell'axeman Dave Chandler che insieme alla voce di Scott Reagers rappresentano gli elementi distintivi della prima parte della loro carriera.

Le cavalcate "War is our destiny" e "White stallions" aprono la macabra danza ritualistica dei Saint Vitus che con "Mystic lady" raggiungono vette irragiungibili di liquefazione sonora, mentre la titletrack si muovo su ritmi meno "estremi". Chiudono altre due songs da tramandare ai posteri, "Just friends" e la spettacolare "Prayer for the (m)asses", dal ritmo pensato espressamente per l'headbanging.

Basta questo a concludere un album dei Saint Vitus. Bastano sette tracce di doom dal sapore putrefatto. Ora dovete soltanto rispolverare quest'opera. Mangiate questo boletus satanas, senza paura.

1. "War Is Our Destiny" (4:05)
2. "White Stallions" (5:21)
3. "Mystic Lady" (7:38)
4. "Hallow's Victim" (2:40)
5. "The Sadist" (3:56)
6. "Just Friends (Empty Love)" (5:39)
7. "Prayer For The (M)Asses" (4:45)
8. "Outro" (0:27)

Carico i commenti...  con calma