Per tutti coloro che hanno amato o continuano ad amare il genere doom, Scott "Wino" Weinrich rimarrà una figura paterna, un padre putativo musicale che con le sue storie di trip e pattume ha fatto crescere migliaia di fans. Perchè nonostante i Saint Vitus rimangano una band, scinderla da Weinrich risulta difficile, soprattutto per chi crede (come il sottoscritto) che è proprio con Wino che la band californiana abbia dato il meglio di se.

Quindi, come un antico richiamo ancestrale in un periodo da doom esistenzialista e non acid (forse più appropriato all'estate) alla richiesta d'ascolto dei Saint Vitus bisogna sempre rispondere. Ma d'altronde perchè soffermarsi sempre sui grandi capolavori e non dare una rispolverata ad un lavoro meno idolatrato? Quella grande "V" ha attirato il mio occhio e lì c'è l'inizio dell'ennesimo trip acido dei Saint Vitus: come gli altri è bene ascoltarlo.

"V" è un lavoro decisamente più quadrato rispetto all'omonimo debutto o a "Hallow's victim": un disco più doom e meno "acid", sulla falsariga delle andature marziali di "Mournful cries", lavoro del 1988. "V" vede la luce a due anni di distanza dal suddetto disco e ne segue la scia, ne prova a raccogliere i frutti con la solita grande classe che i Saint Vitus ci hanno fatto conoscere nella loro storia. Nessuna innovazione se non appunto un ritmo meno malato e più "denso", più ragionato. Non cambia però la struttura fungoide e ammaliante dei brani: "Living backwards" in appena due minuti insegna il doom a tutte le band odierne che cercano di spopolare con cervellismi fini a se stessi. Atmosfera abrasiva, voce malsana di Wino, richiami drogati: non si può chiedere di meglio. Le torte di LSD continuano con "I bleed black" e "Ice monkey", due splendidi esempi del "vitus style", quello che ancora oggi molti tentano di riformulare con meno successo e meno qualità dei maestri di Los Angeles.

In meno di 40 minuti, "V" (naturalmente quinto album in studio del gruppo), esprime tutte le caratteristiche del doom acido, che nulla ha da spartire con quello puramente riflessivo ed esistanziale di band come My Dying Bride e dei primi Anathema. Questi gruppi non avrebbero mai composto una ballata tutta sabbia e fuoco come "When emotion dies" e nemmeno si sarebbero avventurati nei ritmi alcolizzati delle due lunghe "Patra" e "Jack frost".

Non sarà "Born too late" ma "V" è un'altra dimostrazione di classe e qualità. Il quinto centro su cinque lanci, dal 1984 al 1990. Che Dio (o chi per lui) ce li preservi fino alla fine del tempo.

1. "Living Backwards" (2:31)
2. "I Bleed Black" (5:14)
3. "When Emotion Dies" (2:11)
4. "Patra (Petra)" (7:32)
5. "Ice Monkey" (4:01)
6. "Jack Frost" (7:26)
7. "Angry Man" (4:30)
8. "Mind Food" (3:12)

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