Il Dunedin Sound è una delle pagine forse meno conosciute, ma più belle della storia della musica alternative e indipendente. All'inizio degli anni ottanta praticamente dal nulla e in pochissimo tempo dalla cittadina di Dunedin nella regione dell'Otago in Nuova Zelanda si diffuse una vera e propria grande onda che comprendeva gruppi che si ispiravano per lo più a sonorità garage e jangle pop e che combinavano assieme psichedelia e attitudini post-punk. È stata una onda lunga e che grazie anche al lavoro della mitica etichetta Flying Nun Records, fondata da Roger Sheperd nel 1981, si diffuse poi negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Facevano parte, hanno fatto parte e fanno ancora parte di quella scena gruppi come i Bats, i Dead C, i Chills, i Clean, i Verlaines e i Jean-Paul Experience...

Quel sound è diventato in qualche maniera caratteristico e un punto di riferimento per molte realtà musicali nel corso degli anni e ancora oggi. In questo caso specifico qui poi parliamo di un gruppo che viene propri da Christchurch, la terza città più grande della Nuova Zelanda e proprio la città dove nel 1981 Roger Sheperd (allora semplicemente proprietario di un negozio di dischi) fondò la Flying Nun Records. Parlo dei Salad Boys, quartetto formato da Joe Sampson, Ben Dodd, Ben Woods, Brian Feary e che lo scorso 19 gennaio ha pubblicato il suo secondo LP su Trouble In Mind Records. Il disco si intitola "This Is Glue" e riprende effettivamente proprio quelle stesse atmosfere e quei caratteri che si considerano tipici del genere: registrazioni lo-fi, chitarre jingle jangle, linee di basso essenziali e uso diffuso di tastiere e sintetizzatori.

Composto per lo più da canzoni che si caratterizzano per una scrittura minimale e toni malinconici che potrebbero fare pensare anche a alcuni "acquarelli" Go-Betweens di Robert Forster e del compianto Grant McLennan oppure a alcuni momenti de gli Yo La Tengo, quando i toni si fanno più accesi ("Blown Up", "Psych Slasher", "Choking Sick", "Under The Bed"...) è praticamente impossibile non cogliere quella stessa carica dei Chills di Martin Phillips oppure dei Bats (peraltro anche loro originari di Christchurch), tanto per menzionare due gruppi fondamentali e che hanno pubblicato album di inediti negli ultimi due anni.

Probabilmente "This Is Glue" non è un lavoro esattamente originale, ma siamo davanti a un disco che suona in una maniera essenziale e che non merita di passare inosservato tra le tante uscite di questo inizio anno e che comunque vecchi appassionati alla wave neo-zelandese ma pure ascoltatori di gruppi come i REM oppure i Wilco e estimatori della bassa fedeltà di Robert Pollard e i suoi Guided by Voices non potranno che apprezzare e amare nella sua bellissima semplicità.

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