Comincio a credere di essere masochista o depresso, visto che quando ascolto questo tipo di musica mi sento immediatamente a mio agio. Persino i due dischi allegri che sono diventati colonna sonora fissa della mia estate ("Trouble" di Totally Enormous Extinct Dinosaurs, che ho già recensito, e lo splendido "Thee Physical" di Pictureplane, che forse recensirò), nascondono malinconia, nostalgia, o feticismo, lati morbosi che s'apprestano quando meno te lo aspetti, pronti ad azzannarti. E poi arriva, con quest'afa, con questo viavai di gente che abbandona le strade, lasciandomi finalmente solo, incatenato al mio paesino inutile, a questo incrociarsi di strade vuote e di polvere, vuoi per mancanza di fondi, di voglia, rispuntano nelle mie orecchie dischi come questo "King Night" dei SALEM, un grande punto interrogativo.
Ho un terribile bisogno di dischi come questo, ogni tanto: è uno di quegli album che è orgoglioso della propria imperfezione, ma che riesce a ucciderti sottovoce, come uno strepitìo apocalittico, come un angelo che muore, come un violento terremoto. Un disco che si costruisce un proprio limbo, pezzo dopo pezzo, arrivando a osare dove altri non vorrebbero (chi mai proverebbe a gettarsi nell'incomprensibile e snervante rap di "Trapdoor", ad un primo ascolto inascoltabile, poi sempre più permeante), fino a toccare vertici d'assoluta bellezza (l'eterea "Redlights", l'oscura violenza di "Asia").
Lo metti in play e sei all'inferno. Perdi la concentrazione, perdi il sentiero. E tutti nel cuore della foresta.
Alzi lo sguardo e vedi rami scheletrici, ovunque. Dannati fantasmi. Ragazzine diafane. Mostri con fauci enormi.
Un disco costruito su semplici ed efficaci intuizioni: elettronica datata da b-movie, fascino, voci oscure, quasi monotone. Tutto così coerente al genere a cui appartiene, la neonata witch-house, che genera artisti su artisti, ma mai così godibili, mai così affascinanti, mai così veramente capaci di mettere in carne il suono delle streghe. Ad ucciderti ci pensa "Frost", gran canzone. Dove ti trovi, nemmeno Dio lo sa.
Tra queste tracce, della speranza, neanche l'ombra.
Sarò masochista, lo ripeto, ma che bello perdersi tra questi solchi. Di tanto in tanto.
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