In questi ultimi mesi il dibattito politico italiano si è molto concentrato sul possibile varo del decreto legge Zan contro l'omotransfobia. Senza entrare nei dettagli tecnici del disegno di legge di cui sopra (e convenendo comunque sul principio di eguaglianza e rispetto di tutti i cittadini indipendentemente dal sesso e dall'orientamento sessuale), da buon cinefilo sono andato a recuperare e rivedere "Immacolata e Concetta, l'altra gelosia " film d'esordio di Salvatore Piscicelli (regista un po' ingiustamente sottovalutato) uscito nelle sale nel 1980.

All'epoca si tratto' di un film decisamente tosto per lo spettatore medio italiano, ma va precisato che prendeva spunto da un fatto di cronaca verificatosi verso la fine degli anni 70 nella provincia partenopea (dintorni di Pomigliano) ove un dramma della gelosia aveva coinvolto due donne lesbiche . E questo ad ulteriore conferma della realtà che eguaglia l'immaginazione e di come anche l'amore cosiddetto diverso, vecchio quanto il mondo, possa seguire dinamiche classiche (innamoramento e gelosia ).

Il regista segue le vicende delle due protagoniste, Immacolata e Concetta per l'appunto La prima, proprietaria di una macelleria economicamente poco redditizia, finisce in carcere per induzione alla prostituzione di una minorenne e qui conosce Concetta, addetta agricola colpevole di aver ferito il marito geloso di una sua amante . Fra le due sboccia l'amore che diventa passione travolgente una volta uscite dal penitenziario . Con grande scandalo generale, Immacolata porta a convivere a casa Concetta (e il marito della prima non può obiettare poiché non è ufficialmente proprietario di casa). Detta così parrebbe una rovente love story comunque ben avviata, senonché la figlia di Immacolata si ammala e quest'ultima si trova a fronteggiare ulteriori spese, oltre a quelle gestionali della macelleria. L'unico aiuto finanziario può arrivare però da Ciro, ricco gestore di macellerie a Napoli e assiduo corteggiatore di Immacolata che, dimostrandosi altresi' di orientamento bisessuale e unendo l'utile al dilettevole, accetta e finisce a letto con l'uomo, rimanendo anche si' incinta. Per quanto sia propensa ad abortire, la situazione si fa così ingarbugliata da scatenare la forte gelosia di Concetta, sorta di intransigente talebana dell'amore e sesso declinati in chiave lesbica. L'epilogo non potrà non essere tragico quando non si intende accettare altre relazioni da parte della persona amata .

La carica innovativa del film e' costituita dal fatto che, partendo da un'impostazione classica tipica del melodramma napoletano a base di amori e passioni contrastate, vengono apportati degli aggiornamenti sostanziali tali da rendere esplicite le dinamiche degli intrecci amorosi. Il regista, adottando un approccio obiettivo in stile fassbinderiano, non risparmia nulla nella rappresentazione dei rapporti sessuali sia fra le due donne impegnate a darsi reciproco piacere, sia fra Immacolata e Ciro (esemplare l'inquadratura della cinepresa che filma dall'alto l'amplesso dei due, lui sopra lei, entrambi nudi sul letto che si muovono ritmicamente). E l'effetto generale è tale che, per uno spettatore, resta il dubbio sull 'autenticità o simulazione di quanto filmato, poiché nel primo caso si tratta di un film pornografico, nel secondo di una pellicola erotica ben realizzata. A ciò si aggiunga che il regista si dimostra molto efficace nel dirigere attori ed attrici, soprattutto queste visto che Ida Di Benedetto (Immacolata) e Marcella Michelangeli (Concetta) non avevano un buon feeling caratteriale e potevano insorgere scintille fra le due dentro e fuori il set.

Inoltre, l'opera ritrae anche uno sfondo sociale (nell 'area partenopea) in profondo mutamento, tanto che alla realtà bucolica subentrava prepotentemente una dimensione sempre più industrializzata e, a fronte delle nuove tendenze economiche generali, occorreva adattarsi e il personaggio di Immacolata, in questo , si caratterizza come attento a cogliere nuove opportunità di lavoro e crescita, offerte dall 'amante Ciro, confermandosi una donna forte e spregiudicata (l' opposto quindi di Concetta, troppo intransigente e dogmatica in amore).

Un film pertanto da riscoprire (qualcuno lo avrebbe classificato sbrigativamente "pellicola di sesso e carnazza" .) , non foss'altro per procedere anche a rivalutare un regista come Piscicelli capace di ammodernare il melo' napoletano nella forma e sostanza.

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