ALLE RADICI DEL SOUL

Avere almeno un disco di Sam & Dave dovrebbe essere “obbligatorio” per ogni appassionato di R’n’B e più in generale per tutti quelli che amano la musica di derivazione afro-americana. Pubblicato dalla Showcase, questo Greatest Hits (tipologia discografica che personalmente detesto) non è certamente l’ideale, ma insomma, visto che non è facile pescare in giro i loro album originali del periodo magico 1966 -1968, diciamo i tre sotto etichetta Stax e il successivo per la Atlantic, ci si può accontentare di trovare qui almeno una decina di titoli che contano.

A partire da quelli firmati da Hayes (dicesi Isaac Hayes: quello di Shaft) e Porter. A loro due sono da ascrivere i pezzi in assoluto più famosi tra quelli di Sam & Dave, cioè «Soul Man» e «Hold On, I’m Coming», che non hanno bisogno di presentazioni. E poi quella «When Something Is Wrong With My Baby» che fu l’unica loro ballad di successo (d’altra parte era il ritmo e non l’intensità dell’interpretazione il loro punto di forza); e a seguire «Said I Wouldn’t Tell Nobody»; «Soul Sister Brown Sugar»; «You Don’t Know Like I Know»; «You Got Me Hummin’» e «I thank You» che con «Don’t Know What You Mean To Me» (questa scritta da Eddie Floyd e Steve Cropper, cioè gli autori - per dirne una - di «Knock On Wood») chiude la loro striscia d’oro nelle classifiche di vendita.

Direi che basterebbe questa golden streak di canzoni a giustificare la spesa per questo disco. Ma c’è dell’altro. Di buono ci sono ancora alcuni pezzi ripresi dal repertorio di Sam Cooke: «Cupid»; «You Send Me»; «Another Saturday Night»; «Bring It On Home» e «Wonderful World». E poi restano alcuni riempitivi (per modo di dire) di varia provenienza e autori, tipo «Summertime» oppure «Dock Of The Bay» «Gimme Some Lovin’», carini ma non particolarmente signifivi dal punto di vista della performance.

Quindi, materiale complessivamente buono che sconta tuttavia un difetto di editing o di produzione. Da una parte il disco ci dà zero informazioni non solo sugli autori delle canzoni (bisogna cercarseli sull’etichetta del LP) ma anche riguardo la provenienza o la data di registrazione dei singoli pezzi. E poi – e soprattutto – le canzoni suonano tutte un poco “ovattate” quasi fossero state incise con mezzi amatoriali e sono invariabilmente tirate via nel finale con uno sfumato frettoloso. Peccato, ma evidentemente alla Showcase Records interessava più “stringere” nel LP quante più canzoni possibili – ce ne sono ben 20 - che dare ad ognuna il respiro necessario. E dunque credeo che un giudizio sul disco in sé non possa andare oltre le quattro stelle.

Comunque e sia quel che sia, questo disco riesce ugualmente a darci un’idea della eredità musicale di Sam & Dave, cioè quella “popolarizzazione” della tecnica gospel a chiamata-e-risposta, sostenuto da una robusta linea di fiati, che da lì in poi diventerà la “musica dell’anima” e la colonna sonora dell’orgoglio nero. Scusate se è poco.

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