Ed ecco il nuovo album, o per meglio definirlo, il nuovo progetto della band svizzera Samael, chiamato "Era One". Siamo nel 2006, e la band dei fratelli Vorph e Xy è nel pieno splendore del nuovo stile adottato a partire da "Passage", modificato e piallato molto gradualmente fino a farlo diventare completamente diverso dai primi lavori, come "Worship Him" e "Ceremony Of Opposites". L'album include due cd, di cui uno è stato composto interamente da Xy, vera e propria enigmatica mente del gruppo; i brani sono solo strumentali.

Parliamo però del cd vero e proprio. Nel corso di tutti i brani si denota chiaramente un marcato stile Electro/Industrial Metal, ovviamente con molti elementi personalizzati che distinguono i Samael dagli altri normali gruppi. Il primo brano, la Title Track, è solo un'intro strumentale (anche se ci si poteva aspettare qualcosa di meglio), che però trasporta l'ascoltatore in una dimensione ultraterrena; è un'atmosfera particolarmente magica che pervade tutto il cd, e solo dopo alcuni ascolti si riuscirà ad apprenderla appieno, e quindi ad apprezzare questo (quasi...)capolavoro. Ma torniamo alle canzoni seguenti. Il secondo brano, "Universal Soul", ha un vago sentore di ciò che è stato lasciato in sospeso nell'ultima track dell'album "Reign Of Light", cioè "Door Of Celestial Peace": difatti, dispone dello stesso ritmo solenne, pulsante, elettronico, con la stessa voce amorfa e inespressiva di Vorph. In ogni caso, è un ottimo inizio, così come sono ottime "Sound Of Galaxies" e la strumentale "Beyond": il nuovo ed unico stile dei Samael si propaga lentamente, ma intensamente, e il sound ben lavorato e di ottima produzione ci proietta in uno spazio indefinito, vuoto, che solo una mente tanto ingegnosa quanto imprevedibile come quella umana può partorire.

Ci ritroviamo poi, dopo essere stati quasi ipnotizzati da questa musica macchinosa e sognante, ad ascoltare "Night Ride" e "Diamond Drops": nella prima, la voce roca si Vorph si riduce ad un sussurro, ma oltre a questo, non ci si discosta troppo dai modelli precedenti, e la stessa impressione la si prova ascoltando la seconda track citata: addirittura, possiamo trovare non poche analogie con "Further", un altro brano presente nell'album precedente. Piccoli ma inconfutabili difetti che un ascoltatore abbastanza attento e già a conoscenza dei lavori precedenti della band non può non notare con una lieve punta di rammarico. Tralasciando questi particolari abbastanza trascurabili, possiamo proseguire con "Home" e "Voyage": qui riprendiamo notevolmente il ritmo, e veniamo di nuovo catapultati in quella dimensione strana, insensata, senza gravità, senza tempo, senza realtà, senza regole.

E concludiamo l'album con le belle "Above As Below" e "Koh-I-Noor", la prima relativamente soddisfacente, pervasa dalla stessa sensazione immortalata finora dai Samael, la seconda è più o meno carina, un po' "moscia" (scusate il termine), forse perchè Vorph farfuglia sì e no quattro parole messe in croce, e il resto si disperde omogeneamente fino alla fine della canzone.

Tutto sommato, un disco apprezzabile e coinvolgente; consigliabile però a pochi, questa svolta improvvisa della band è stata discussa non poco, e il cd va ascoltato con tempo, attenzione e mente aperta.

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