Per comprare a scatola chiusa il disco di una band, per giunta semisconosciuta, di cui non si era praticamente mai sentito parlare bisogna essere o troppo bravi o troppo incoscienti, nel caso specifico posso dire di essere stato troppo... incosciente/allocco/recidivo, fatto sta che per l'ennesima volta ho sperperato i miei danari per un disco mediocre che finirà inevitabilmente per fungere da originale e stiloso sottobicchiere.
Il disco in questione è "Solar Soul" degli svizzeri Samael: la copertina e i titoli delle canzoni ricordano parecchio un bidonaccio plasticoso di cui mi sono già occupato: "Gothic Kabbalah" dei Therion, e già questo avrebbe dovuto suggerirmi di lasciarlo lì dov'era, ma il mio istinto (masochista) non ha saputo resistere al fascino (perverso) del potenziale pacco, doppio pacco e contropacco, e così l'ho comprato, cominciando, a poco più di metà del primo ascolto, a mangiarmi le unghie e rodermi in fegato per il pessimo investimento.
Mettiamo le cose in chiaro: non tutto è da buttare in questo disco; lo stile è forse è la cosa più interessante e originale: una sorta di industrial piuttosto rallentato e infarcito di beats elettronici, che si fondono con elementi sinfonici che aggiungono un tocco epico e solenne, e la fusione tra questi stili diversi produce un sound che giunge completamente nuovo alle mie orecchie e mi lascia piacevolmente intrigato, anche perché il primo brano, la titletrack "Solar Soul" è una bella canzone, una via di mezzo tra i Manowar di "Gods Of War" e qualcosa dei primi Rammstein nell'elettronica, il tutto ammorbidito e cantato... in growl, e già questo mi lascia un po' basito. Già a cominciare dalla seconda canzone, "Promised Land", si comincia a sentire puzza di bruciato: lo stile è praticamente identico alla precedente, forse un po' meno epico, ma il ritornello è molto orecchiabile e ben riuscito, e risolleva le sorti del brano. Per quanto mi riguarda il disco potrebbe tranquillamente finire qui, perché le rimanenti 10 canzoni sono di un piattume e di una noiosità più uniche che rare: lo stile è praticamente lo stesso, senza la benché minima variazione sul tema, ad eccezione dell'orientaleggiante "Quasar Waves", che lascia comunque il tempo che trova e "Valkyries' New Ride", che tenta (invano) di fare il verso a "Zwitter" dei Rammstein. Bocciati senza appello anche la voce; un growl noioso e monotono come il ronzio di un aspirapolvere che rende il tutto ancora più avvilente (forse con un cantante espressivo e melodico "Solar Soul" sarebbe stato un disco quantomeno decente) e i testi, un'accozzaglia senza capo né coda di elementi futuristici/fantascientifici/mitologici/decadenti.
"Solar Soul" è la dimostrazione di come un sound particolare e dei testi ricercati sono robetta fine a se stessa se manca quella componente di verve e impeto che sta alla base di ogni buon disco metal; per questo credo fermamente che tutte queste band alternative/occulte/sperimentali non valgano neanche un millesimo della carriera dei tanto snobbati Iron Maiden che, rimanendo fedeli al proprio credo metallico e modificando di volta in volta il proprio stile senza strafare hanno saputo creare un repertorio di inestimabile valore capace di coniugare tematiche di ogni tipo con la magica energia del metal. Tornando però all'oggetto della mia recensione, non esprimo un giudizio sulla band, in quanto la mia conoscenza su di loro è piuttosto limitata, ma lo esprimo più che volentieri sul prodotto: un disco pretenzioso, noioso, inutile, specioso e mediocre. VOTO 4,5/10
Carico i commenti... con calma