Samuel Bayer (U.S.A.): videoclip  di "Bullet with Butterfly Wings", The Smashing Pumpkins (U.S.A.) da "Mellon Collie and the Infinite Sadness" (1995

Sono anni difficili quelli che viviamo: per carità, la Storia dice che ogni generazione è convinta di vivere nella peggiore delle epoche possibili (cosa che ogni volta viene smentita dal "trascorrere" del tempo) ma non c'è dubbio che la copertina che il "Time" ha dedicato al manifestante "in generale" avrebbe potuto esser proposta in qualsiasi anno degli ultimi 15 (e sto basso).

Negli ultimi tre lustri abbiamo visto sorgere vari "movimenti", tutti diversi e tutti uguali: dai vari "popoli del no" (una decina d'anni fa io e dei miei amici, davanti ad uno striscione "No a qualsiasi Centrale" avevamo pensato di scriverci sotto un bel "anche quelle del latte?"; desistemmo persi nelle attività dell'economia reale) ai movimenti della così detta "antipolitica" per "finire", allargando lo sguardo, nei movimenti "Noglobal" (come se poi la "globalizzazione" nel senso stretto del termine sia evitabile) nella "Primavera Araba", nelle proteste greche e russe etc. 

E' ovvio che ogni cosa fa storia a se e non si fa di "tutt'un'erba" un fascio (la "Primavera Araba" riscuote tutta la mia simpatia, per esempio, ma è ovvio che finirà con l'instaurarsi di governi fondamentalisti, tanto per dire) ma la mia cattiveria mi pone a mettere dei dubbi sulle stesse basi delle proteste (uno su tutti: "ma sanno per cosa stanno manifestando?") e sulle reali intenzioni "democratiche" (che nel 99% dei casi, che ho appurato, non finiscono dove cominciano le mie...come dovrebbe essere).

Sia chiaro che se fosse per me ritornerei all'agricoltura di sussistenza e al baratto in un mondo "bio" e senza frontiere ma so anche che i sessantottini italiani sono l'ultima generazione non toccata dalla riforma delle pensioni di Monti/Fornero (che gli dei gli abbiano in Gloria).

Lo so, lo so: sto facendo un minestrone un po' populista, un po' generalista solo che "nonostante la mia rabbia sono ancora un topo in gabbia e poi qualcuno dirà che quello che è perso non potrà più esser salvato"

Diretto da uno dei più importanti registi di videoclip della Storia (vedere la videografia) ed ispirato alle fotografie di Sebastião Salgado è stato il primo promo ad essere estratto dalla "tristezza infinita". La forza visiva (rafforzata da una fotografia così accurata che è un eccezione nel genere) sta nella dicotomia tra le crude immagini della miniera a cielo aperto ed il look (Corgan per l'ultima volta senza problemi tricologici) della band: un mix sfacciato e "shantoso" di glam & glitter. La regia nonostante il pieno stile "novantino" con roboanti richiami mistico-mitologici  rimane cruda ed essenziale: un capolavoro di "sintesi".

Tuttora è uno dei video più visti sul Tubo.

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