I San Culamo hanno rappresentato uno degli elementi più gioiosi e divertenti della mia adolescenza. Per chi non è romano è probabilmente difficile addentrarsi nel mondo della blasfemia farsesca capitolina, che volente o nolente pervade molti aspetti della sua quotidianità e della cultura popolare. Di generazione in generazione a Roma si può dire che la bestemmia è stata uno strumento di sfogo e di resistenza contro un sistema di valori stantii e opprimenti quali sono quelli del cattolicesimo, i cui ufficiali e clericali rappresentanti hanno per secoli hanno retto, governato e oppresso (appunto) la città di Roma e la sua popolazione. La presenza della Chiesa Cattolica a Roma è ovviamente pervasiva, non è un caso che esperimenti sociali e musicali di marca dichiaratamente blasfema siano nati proprio nella mia città natale. I nostri genitori, figli del dopoguerra, facevano a gara ad inventar bestemmie sempre più articolate, questa attitudine alla “ricerca e sviluppo” della bestemmia si può dire sia stata ereditata da questo gruppo di buontemponi che hanno ricevuto tutto il supporto della loro generazione. Dei San Culamo non so nemmeno se fossero mai esistiti dei dischi o cassette originali, in ogni caso negli anni ’90 la circolazione delle musicassette copiate del gruppo era un must di quell’epoca. Nastri letteralmente consumati negli walkman di ragazzi delle medie e delle superiori, gli ascolti condivisi sugli autobus prima e dopo la scuola, grandi risate collettive. Credo sia difficile fare una critica esclusivamente “musicale” dei San Culamo, sicuramente con il loro primo album “Scomunicati e vincenti” sono stati una cartina di tornasole di un fenomeno sociale quale è stato la progressiva secolarizzazione delle masse e soprattutto dei giovani di allora, fenomeno oggi ancora potentemente in atto. In ogni caso le loro cover dei vari gruppi dell’epoca (883 in primis) possono essere considerate qualitativamente adeguate, e qualche assolo di synth/tastiera anche non troppo scontato. Ovviamente le basi midi erano quelle che erano allora, ma con tutti i mezzi limitati il sound, nonostante le registrazioni assolutamente Lo-Fi, era in fondo del tutto adeguato (per lo meno per le aspettative di noi giovincelli). I testi come ovvio sono impregnati di sarcasmo, invettive, irriverenza e spesso anche aperta volgarità, tutto orientato in chiave antireligiosa. I San Culamo sono dissacranti, e certamente di parte, non sono un gruppo per le orecchie di tutti, bisogna essere aperti a queste “tematiche” per apprezzarli. In ogni caso il loro piccolo successo underground nel panorama musicale romano simboleggia un’apertura che forse mai prima di allora si era verificata nella società romana, sicuramente un’interessante esperimento di Libertà in una città che aveva la censura nel suo DNA culturale. Se apprezzate il genere, se amate il dissacrante e la blasfemia artistica i San Culamo sono il vostro gruppo, si astengano orecchie delicate, bigotti e integralisti; scrivo questa recensione dopo pochi giorni dall’atroce attentato a Charlie Hebdo, anche loro impegnati nella satira antireligiosa… certi (re)censori, con le loro reazioni scomposte, fatte di insulti e pubbliche offese agli autori (diffamazione, da codice penale) farebbero bene a domandarsi se il loro comportamento non ricalchi in qualche modo quello di chi ha perso il controllo a causa di una vignetta.

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