Nel buio, in un mondo composto da scariche elettriche, elettroni che si muovono nel vuoto a velocità folli.

I lampi squarciano il nulla per qualche decimo di secondo, vincono l’oblio illuminandolo di un bianco candido e totalizzante. Perderanno, il nero ingoierà tutto.
Nessuno spazio per l’uomo, al massimo per qualche essere unicellulare che lotta per sopravvivere, immerso in una pozza sulfurea, in bilico su una bassline scheletrica che si erge tra il tuonare sordo di una cassa e i sibili di sinth galattici.

Un disco che potrebbe esser stato composto al tempo dei primordi della vita sulla Terra, quando non vi era alcuno spazio per l’esistenza umana. Un disco che potrebbe essere stato composto nei recessi della coscienza di un uomo in stato di non coscienza: segnali nervosi che viaggiano spasmodicamente a formare un disegno sbiadito ma carico d’emotività. Oppure, chissà, un disco composto per far ballare creature impasticcate in discoteche underground sospese ai confini dello spazio.

In ogni caso, techno ambient marchiata 2010, psichedelica ma fisica, spaccaossa e spaccacervella.
Da inalare più che da ascoltare.

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