Sandy Bull, artista cult della scena folk dei ’60, sconosciuto ai molti, musicista di nicchia, pubblica il suo esordio nel lontano 1963 per la Vanguard Records, etichetta  discografica che enumera nel suo vasto elenco di scritturati nomi importanti come John Fogerty, tutt’ora legato alla label, la folk-woman Joan Baez, il bluesman Skip James e la più recente Sinead O’Connor, artista irlandese,  famosa per aver collaborato con numerosi artisti del calibro di Peter Gabriel e per aver preso parte allo show di “The Wall” di Roger Waters, nel luglio del 1990, messo in scena a Berlino liberata. Enfant prodige dietro gli strumenti cordofoni, Bull si destreggia in “Fantasias for Guitar and Banjo”, come dice il titolo, nell’esecuzione di brani alla chitarra e al banjo. L’unico musicista che lo spalleggi, apparendo nell’LP, è Billy Higgins, batterista jazz. Si nota fin da subito la maturità musicale di Bull e il suo attingere a più fonti: al folk revival dominante apporta il cambiamento aggiungendo strumenti appartenenti alla cultura orientale, fatto reso più evidente nei lavori successivi con l’uso dell’oud (strumento prediletto dai paesi di cultura araba e del medio Oriente). In questo album  non è presente l’oud, ma la chitarra e il banjo vengono suonati in modo tale che emettano delle vibrazioni che richiamano quadri sonori lontani dall’immaginario occidentale.

A soli  ventidue anni Bull compone una suite folk di ventidue minuti in cui l’improvvisazione fa da padrona, in cui l’autore mette in luce tutto il suo virtuosismo. L’atmosfera da lui evocata richiama le note orientaleggianti della “The End” doorsiana di quattro anni dopo (1967). In 22 minuti il giovane newyorkese riesce ad ammaliare, a catturare, a legare a sé l’ascoltatore con una musica altamente ipnotica, seducente e allettante. “Blend” (“fusione”, “miscela”)  è un’opera senza precedenti, una delle prime composizioni che vanno a ricoprire un intero lato di LP.

Il resto dell’album non è certamente all’altezza della prima grande epopea acustica. La versione folk della cantata di Carl Orff, compositore eccelso, “Carmina Burana” (del 1937), che compare nell’album come “Carmina Burana Fantasy” è un gradevole esempio di contaminazione tra stili. Stesso discorso per la “Non Nobis Domine” di William Byrd, compositore rinascimentale. Le ultime due tracce di “Fantasias…” sono inedite, insieme alla precedente “Blend”. Particolarmente suggestiva la seconda delle due, “Gospel Tune”, lunga 10 minuti, che evoca scenari blues e, come dice il titolo, gospel. Dopo un’introduzione di due minuti il pezzo si velocizza con l’entrata in causa di Higgins che agisce con dei leggeri colpi ritmicamente perfetti sui piatti.

“Fantasias for Guitar and Banjo” è una delle più belle testimonianze musicali degli ultimi cinquant’anni (o quasi – tecnicamente sono cinquantun’anni)… troppo sottovalutato, troppo poco conosciuto. L’autore Kevin Fellezs scrive che l’album è un particolare esempio di registrazione “sottoconosciuta” (underacknowledged) della neonata fusion-world che rimane musicalmente convincente tutt’oggi. Come si può non dargli ragione? Sandy Bull di fatto rimane una perla in fondo al mare che dovrebbe essere portata a galla e “Fantasias…” è uno dei più emozionanti e genuini inni folk che siano mai stati creati.

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