C'era una volta un piccolo ragazzino di nome Carlos Santana nato il 20 luglio 1947 ad Autlan de Navarro, in Messico. La passione per la musica gli venne infusa da subito, grazie anche al padre che, essendo un "mariachi", ossia un suonatore vagabondo, lo cullò al suono di dolci e malinconiche melodie. In seguito, affiancando il padre nei suoi spettacoli, il primo strumento che imbraccia non è una chitarra bensì un violino. Forse è a questa matrice che si può far ricondurre il suo amore per le note lunghe e tenute, sospirate e cantate, così caratteristiche del suo stile e che sono il suo inconfondibile marchio distintivo, uno stile che lo rende unico fra tutti i chitarristi elettrici. Fatto sta che quella voglia e quella passione Carlito li seppe trasportare in tre grandi cd, che io considero i suoi piu' grandi capolavori: "Santana", "Abraxas" e "Santana III".
Anno 2001. Cinque anni fa. Mio babbo entra in un negozio e chiede l'ultimo cd di Carlos. Arriva a casa, lo inserisce nel proprio lettore e lo ascolta da cima a fondo. La sera non ancora del tutto convinto lo re-inserisce nel lettore per riascoltarlo da cima a fondo. Lui è un grande fan di vecchia data di Santana, quindi di lì a qualche giorno se ne farà una ragione e in fondo lo ascolterà con gran parte dell'amore con cui ascoltava i suoi dischi più datati. Io no. Le collaborazioni con i grandi artisti sono tante e molto belle, ma io voglio Carlos Santana non un chitarrista propenso a sunare le note più acute che ci siano in maniera più veloce possibile (neanche più tanto veloci sigh) in modo da abbinarsi alle mode e canzoni degli altri artisti. Questo è infatti uno dei punti deboli dell'album. Un tempo era lui a dettare legge, a fare il ritmo, a tenere il passo ai suoi cantanti (siccome lui non ha quasi mai cantato se non nei cori delle sue canzoni), mentre oggi deve adattarsi a leggi del mercato. Quasi abbandonate completamente le melodie tipicamente latine. Le canzoni a tema infatti non hanno più mordente e puzzano troppo del già sentito considerando il suo repertorio.
Senza dover passare ad un inutile commento canzone per canzone, ritengo da salvare solamente le tre collaborazioni con Chad Kroeger leader chitarista e cantante dei Nickelback (la migliore del cd - "You & I"), con Dido (bella e intensa - "Feels like fire") e quella dei P.O.D. ("sperimentale" ed inusuale per Carlos - "America"). Il resto è alquanto scialbo e monotono da farvi immaginare l'album come un freesbe da lanciare il più lontano possibile (alquanto penosa l'idea di arruolare Placido Domingo in "Novus").
Quando ti accorgi che la cosa più bella in assoluto di un cd è la copertina sinceramente è giunta l'ora di ritirarsi anche se il tuo nome è Carlos Santana. Anzi il tuo ricordo rimarrà nella storia...
P.S.: E invece no! Avrà pensato di voler guadagnare gli ultimi "spiccioli" per andare in pensione. Dio mio ma come si fa ad ascoltare l'ultimo cd "All that I am" trattenendo i conati di disgusto. Questo è rovinare una carriera per il dio $.
Carico i commenti... con calma