Possiamo affermare che la sua "Love Song", con il piano martellante e l'incidere appiccicoso, sia divenuta un classico con il tempo. Quel secondo lp, "Little Voice" del 2007, aveva il pregio di contenere una buona quantità di ottime canzoni su cui svettava la bellissima "Gravity" (recuperate il duetto molto informale con Alicia Keys). Sara Bareilles è una talentuosa compositrice, molto amata negli USA ma poco apprezzata in Italia ove siamo rimasti fermi alla "Love Song" prima citata. Pianista, dotata di una voce molto bella, avvolgente con delle sfumature più scure e sporche ("Vegas" sempre da "Little Voice"), ha un talento multiforme che l'ha portata a spostarsi dalla natia California verso la New York in cerca di fortuna negli ambienti musicali di Broadway e del Village. Questo settimo lavoro del '19 vede alla produzione T-Bone Burnett e sposta il suono verso una forma più massiccia, corposa grazie alla batteria del sempre verde Jim Keltner e ad un uso più marcato di chitarre elettriche e basso. Se l'apertura con "Fire" è abbastanza scontata nel suo ritmo tribale è con le ballate "Armor", "Saint Honesty" e la jazzata "Simone" che il disco assume i suoi colori migliori. "Eyes on You" è la canzone meglio costruita, atmosfera tesa con un bel cantato affascinante e di ottima presa. A chiudere il duetto, intenso, con John Legend in "A Safe Place to Land". Una collaborazione molto riuscita che li vede riuntiti dopo Jesus Christ Superstar in cui la Bareilles aveva dato voce e corpo ad una magnifica Maria Maddalena.
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