Voglio rendere onore ad uno dei più grandi chitarristi nostrani, il palermitano Saro Liotta. Esagerato direte in molti, ma se nessuno lo conosce (o quasi) e manco noi lo conosciamo, come può essere tale? Eppure la storia della Musica è piena di genii incompresi e di tromboni sopravvalutati! Non parliamo poi dei gruppi nostrani degli anni '70, che non passa mese che ne scopri uno nuovo e magari finisci per innamorartene.
In realtà il nostro eroe, che attualmente vive a New York, non ha debuttato nel mondo musicale bensì in quello cinematografico quale attore protagonista del film "Sotto il Segno dello Scorpione" del 1969, seguito da: "Orgonauti, evviva!" dell'anno successivo. Non chiedetemi di cosa si tratta e neppure un giudizio perché non è mio settore. Sta di fatto che Saro nel Cinema non sfonda e pertanto decide di deviare le sue attenzioni verso la sua maggiore passione: la Chitarra Classica, ma anzichè cercare d'aggregarsi ad uno dei numerosissimi gruppi nati o sorgenti in quel fortunato periodo della prima metà degli anni '70, viste le sue indubbie qualità compositive va avanti in proprio ed aggrega il batterista Nanà ed il bassista Mario Scotti realizzando nel 1976 "L'Attesa" un piccolo gioiello cui magari dedicherò spazio altrove.
Pur essendo un ottimo esordio, Saro evidentemente si sente un po' "limitato" dai compagni nella sua espressività e perciò prosegue da solo. Cambia casa discografica passando dalla RCA alla Philips e realizza "La Seduzione" un'opera per chitarra classica e chitarra folk. Un album da godere a tutto tondo!
Nel lato A, 6 brevi composizioni introdotte da un vibrante "Prologo", con ampi momenti meditativi ed altri di vibrante intensità; la seconda facciata prosegue con altre 3 brani e la "Sonata" di una dozzina di minuti divisa in tre parti: "Overture", "La Seduzione" e la "Canzone" finale, vera epopea dell'artista che, a mio parere, non raggiungerà più questo livello nei pur validissimi lavori successivi.
Accindenti ben 11 brani di chitarra, che OO penserà qualcuno ed invece sono talmente "mossi" e vari che ce ne fossero! Ora senza star qui a sbrodolare un noiosissimo track by track, del resto inutile se non avete a disposizione l'album, mi limito a confrontare le qualità di Liotta con quelle di Hackett in versione "classica", ebbene: sarebbe una gara ben dura stabilire il vincitore! Insomma ho reso l'idea della qualità del soggetto?
Purtroppo il limite di quest'album sta nel fatto che non è mai stato portato in digitale o meglio commercializzato in forma di CD, ne esiste una versione masterizzata unicamente scaricabile anche dal sito Amazon, l'LP è rarissimo ai giorni nostri, ma attraverso una panziente ricerca si può pure trovare. Il giudizio tiene conto anche dell'invidiabile qualità tecnica della riproduzione su vinile, tale da farne tranquillamente un album di riferimento per un test specifico.
Massimo punteggio ovviamente.
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