I Saturnalia (o Brumalia) è un rito pagano che nel solstizio d'inverno richiama la mitica Età dell'Oro, quando tutti gli uomini erano liberi di divertirsi come gli Dei.
Per il rock inglese l'età dell'oro è individuabile nel periodo attorno all'anno magico 1970, quando nella terra d'Albione i gruppi nascevano e si dissolvevano nel giro di un solo disco, tanta era la frenesia dei musicisti di cambiare formazione e sperimentare nuove contaminazioni che raggruppassero il blues, la psichedelia, l'hard rock e addirittura il germe del progressive. Così dall'albero capostipite Crazy World di Arthur Brown, la linfa si diffuse attraverso una miriade di ramificazioni con gli Atomic Rooster, Andromeda, Tucky Buzzard, Black Cat Bones, Quatermass, Fuzzy Duck, Hard Stuff, Horse, Leaf Hound e chissà quante altre band oramai dimenticate che oggi vivono solo nei sogni dei collezionisti.
I Saturnalia erano una di queste, imparentati ai più hard psichedelici Horse attraverso il chitarrista Rod Roach e il cantante Adrian Hawkins. Una band totalmente sotterranea, forse tra le ultime che si possano chiamare veramente underground, che aveva il punto di forza in una bellissima ragazza di provenienza austriaca: Aletta, ballerina e modella finita addirittura sulle pagine di Vogue!
La sua passione per l'astrologia e le belle arti si estrinseca nel 1969 attraverso un magnifico vinile senza copertina. "Magical Love" è infatti un picture disc (il primo della storia!) decorato con simboli magico-astrali e con le etichette in 3D che si animano quando il disco gira sul piatto, accompagnato da un ricco libretto fotografico pieno di informazioni astrologiche e addirittura un biglietto per assistere ad un loro concerto al Rainbow!
Prodotti dall'ex Yardbird Keith Relf, la loro musica è un viaggio psichedelico e poco progressive che ricorda molto i Jefferson Airplane per l'uso delle voci di Aletta e di Hawkins, mentre le chitarre di Rod Roach sorreggono le esoteriche cavalcate venate da tremori hard blues come nella sognante "Princess and the Peasant Boy" oppure nel lungo excursus psycho-jazzato di "Winchester Town", supportato da una ritmica perfetta.
"She Brings Peace" è una sorta di pioggia acida che la voce di Hawkins spande come una ballata di stampo jeffersoniano mentre l'assolo lisergico di Roach ci fa capire quanto è importante per questo tipo di musica avere in formazione una chitarra Gibson invece che delle tastiere: le unghie affilate della sei corde riescono a penetrare in profondità nella struttura acida del corpo-canzone. Nella breve "Soul Song", Aletta dà una dimostrazione di quanto sia vicina a certe cose di Grace Slick, le urla con le quali chiude il brano ne fa l'antisegnana di altre giostratrici della voce come Diamanda Galas o Mama Bea Tekielski. E invece nella folkeggiante "And I Have Loved You", la sua voce somiglia molto a Celia Humpris dei delicati Trees, lo stesso brano potrebbe essere benissimo un'outtake da quell'album.
Addirittura l' acustica "Dreaming" si apre con un riff delle chitarre unplugged simile a "Whole lotta love" degli Zeppelin per poi cambiare rotta dirigendosi su un dolce folk corale.
Magari quelli della benemerita etichetta Akarma, che spesso cura le ristampe di questi dischi, promettono chissà quali mirabilie sonore nascoste tra i solchi dimenticati di questi vinili. Non è sempre così, ma vi assicuro che più conosco il passato e più mi fa schifo il presente.
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