Mi trovo in seria difficoltà nel cercare di descrivere la grandezza di "Nemesis Divina". Partorito dalla fervida mente di Sigurd Wongraven nel 1996, l'album in questione rappresenta a mio parere l'essenza più pura e devastante di ciò che viene definito True Norwegian Black Metal: la maestosità, la violenza, la crudeltà e le tradizioni di età dimenticate rappresentano il cuore di questo platter, terzo ed ultimo capolavoro dei seminali Satyricon.
Sotto l'aspetto propriamente tecnico, è difficile trovare pecche evidenti in "Nemesis Divina": la produzione è più che buona, lo screaming del frontman quantomai tagliente, il drumming preciso e incisivo come pochi, le partiture tastieristiche sono presenti, ma mai invadenti o pompose. Il cd è assolutamente privo di tracce deboli: i sette atti che lo compongono sono dei veri e propri inni nordici, appassionati, crudeli ma al tempo stesso velati di malinconia per la consapevolezza dell'inclemente scorrere del tempo.
"Nemesis Divina" è aperto da "The Dawn Of A New Age", il giorno del giudizio e del rinnovamento, con un Satyr profeta infernale che ci presenta visioni apocalittiche, sostenuto da un riffing spietato e a tratti toccante. Questa composizione dura oltre 7 minuti, ma questi scorrono rapidi tra momenti acustici e parti recitate da una suadente voce femminile, perfettamente integrata nel muro sonoro creato dalla band. "Forhekset" è la prima traccia completamente cantata in norvegese; questa è estremamente decisa, marziale; le vocals in growl ne aumentano il tasso di cattiveria. Notevole l'utilizzo di uno strumento acustico nella magnifica coda del pezzo. In terza posizione troviamo l'immortale "Mother North", proprio quella composizione che è senza dubbio il cavallo di battaglia del gruppo. La song in questione alterna una solenne marcia in mid-tempo accompagnata da tastiere a esplosioni maggiormente violente, e rappresenta una vera e propria dichiarazione di amore per la patria dei due musicisti, una severa condanna a coloro che cercano di estirparne l'orgoglio e la maestà. "Du Som Hater Gud" è la seconda traccia cantata nella lingua madre della band, che si ricollega direttamente a "Forhekset"; entrambe sono piuttosto dirette, ma dove quest'ultima è maggiormente cadenzata, la quarta canzone dell'album è invece più violenta. Anche questo pezzo ha una coda assai particolare, sulla quale viene innestato stavolta il suono di un magnifico e al tempo stesso disturbante pianoforte.
"Immortality Passion" ha un che di barocco, inquietante e al tempo stesso grandioso; il testo non fa che assecondarne l'aura di mistero, che si dipana lungamente attraverso gli oltre 8 minuti dai quali la song è composta. Impressionante è qui l'utilizzo alternato di momenti melodici ed attacchi distruttivi, che lasciano spiazzato l'ascoltatore fino alla secca conclusione. La sesta traccia è la title track, forse la canzone più maligna e tradizionale del lotto; dotata di una partenza devastante, questa composizione assume a lungo andare un andamento potente e regolare, che lascia posto ad una coda dotata di una carica epica inimmaginabile, veramente emozionante e impossibile da rendere a parole. "Trascendental Requiem Of Slaves" è la conclusiva strumentale: è certamente la traccia dall'andamento più sognante e melanconico, che trascina l'ascoltatore in un lento vortice di antiche visioni andate perdute.
Come ho già detto, ritengo "Nemesis Divina" un capolavoro definitivo, e quindi ne consiglio l'ascolto a tutti coloro che amano il Metal per appassionarsi ad una grandiosa e affascinante dimensione sonora quale il Black Metal può essere, qualora esso venga interpretato con il cuore e la passione abbondantemente profusi dai maestri Satyricon su questo leggendario platter.
P.S. So perfettamente che la recensione qui presentata è già stata pubblicata un paio di volte su DeBaser, ma ritengo dal mio modestissimo punto di vista che gli scritti degli altri recensori non celebrino adeguatamente questo capolavoro.
Spero di non offendere né annoiare alcuno di voi.
Regards.
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