...E i cadaveri stanno finalmente scorrendo, gonfi e putrescenti, nel fiume sotto il ponte su cui mi trovo e divertito osservo...

Vi è stato un tempo in cui menti illuminate riportarano in vita un antico e malevolo feticcio, incarnandolo in un nuovo e possente idolo, creando una leggenda inizialmente solo susurrata, nascosta agli occhi dell' inetta ed inadeguata massa, preservandone la forza e purezza, quindi lasciata deflaglare anticipatamente ed incompiutamente raccogliere i frutti di un'identità ormai smarrita, intorpidita, inglobata dalla moltitudine...

Oltre a Roberto Mammarella (MonumentuM, ma per lui la storia è chiusa da ormai molto tempo, direi "buried by time and dust") ci sono altri che ancora aspettano di ottenere il riscontro di impegni presi a suo tempo da Aarseth in quei pomeriggi dai lunghi tramonti di un sole che non cala mai all'Helvete....

In questa epoca dominata dalla mediocrità, coloro che soddisfano gli appetiti inusitati e superficiali della moltitudine voltaireiana, accresce la propria miseria interiore ma contemporaneamente sazia a sua volta le proprie perversioni, ammutinando così le spinte autoctone che originariamente hanno permesso loro di emergere e quindi corrompersi.

Così Satyr continua incessante ad accumulare ciò che disprezzava, Shagrath si sposa (in chiesa !!) con l'ex donna di Nicholas Cage (si proprio lui, il premio Oscar), Fenriz si spegne lentamente fra birre e punk rock, e via discorrendo (e qui mi fermo non desidero citarli tutti) mentre tutto ciò che "doveva rimanere immutato nella forma ma rigenerato nell'animo" (tanto per dirlo con le parole di qualche personaggio ai tempi assai convinto) si perde in una deriva inespressiva di plagi ed ammorbandi rinnovamenti.

Cosa c'è di nuovo sotto il sole morente? Niente, solo l'ennesimo album di black metal, "The Age Of Nero", che tale non è più da tempo immemore. Non fosse altro che per l'attitudine e lo spirito.

Il nuovo Satyricon è l'incestuosa perpetuazione di "Now, Diabolical" (anche se a differenza di quest'ultimo c'è stato un tentativo di indurimento), e quindi di "Volcano", sicuramente molti di coloro che avranno la bontà di leggere questa pseudo recensione sapranno perfettamente di cosa stiamo parlando, ma per i pochi che si imbatteranno in questo scritto interessati al fardello onomastico che la band si porta appresso, beh allora eccone una breve descrizione: una spruzzata di atmosfere (ma solo quelle) black metal, quindi voce acida e maligna e qualche riff dissonante, più tutta una serie di influenze che vanno da compenenti rockeggianti ai Motorhead al thrash di matrice teutonica virata Celtic Frost, il tutto amalgamato più o meno omogeneamente su basi piuttosto monolitiche e ripetitive (mai particolarmente rapide e men che meno iconoclaste) che solo raramente possiedono il pathos necessario per emergere dal magma sonoro che li avvolge.

E' questo il caso di brani come "Wolfpack" (decisamente catchy) e "Den Siste" (buone le orchestrazioni a dare manforte al riff portante) mentre songs come il singolo "My Skin is Cold" o "The Sign of the Trident" solo in parte riescono a portare il freddo abbraccio del verbo black metal (o di ciò che ne rimane) direttamente nella mente dell'ascoltatore. A questo dobbiamo aggiungere pezzi completamente inespressivi come l'opener "Commando" e "Last Man Standing" davvero prive di qualsivoglia spunti di interesse.

In definitiva sono perfettamente consapevole che questo "The Age Of Nero" (che a livello di produzione e registrazione surclassa il suo predecessore) verrà apprezzato da chi ha creduto fin da "Rebel Extravaganza" nelle capacità rigenerative del duo norvegese, ma sulla bontà artistica e sul loro opportunismo mi si permetta di disserire liberamente.

E le acque scorrono piene di menzogne....

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