La semi invisibilità del terzo lavoro di questi fenomeni può essere giustificata dal fatto che dopo il clamoroso esordio di "Tragic Figures", dove Bruce Licher alla pressa sovraincide, sulle prime copie già pronte, il novello nome della band al posto di "Africa Corps", che si presenta annichilente nella sua forza istintiva, e dopo "Ceremonial" che confonde con quella trasformazione verso una catarsi underground di una magnificenza più raffinata, Jamahiriya spiazza nella sua pienezza che non concede appigli. Poi si chiude il cerchio con "Custom" dove la trasferta greca dona la definitiva trascendenza.
Tutti coerenti, tutti differenti, tutti devastanti a loro modo i lavori degli anni '80 della band, tutti indispensabili...

La maturità e il distacco da altari indipendenti, che potrebbero fare venir voglia di mettersi in posa, è la forza del disco che si presenta concretamente coinvolgente e stravolge proponendo una "Tabula Rasa" maledettamente convincente. La sciamanità delle percussioni abbraccia Oriente e Occidente in un'amalgama che ingarella di brutto. Il cupo incedere in avanti con un coraggio cosciente verso la tempesta... e crearla la tempesta facendoti stare totalmente dentro all'ascolto.

La pienezza delle composizioni è imbarazzante e commuove in una gioia "selvaggia" ma sopraffina nella sua coscienza di distruzione, dove si respira la cenere della fenice. Il loop innescato diventa una droga che con le sue spirali ipnotiche disimbambolano un concetto di meditazione che pensiamo erroneamente passivo nella sua estaticità silenziosa. Ma il gioco proposto dai Savage è proprio quello: mantenere lucidità nel chaos e farsi trapassare senza subire danni porgendo l'altra guancia col loro noise.

Ricordi di decisionismo Yankee che si frantumano in una consapevolezza dell'anelito alla nostra parte orientale che spazza via tentazioni saccenti. La democraticità della "Republic" qui è matura come non mai.

La voce nenia un'essenza raggiunta che le percussioni, commoventi nella loro ricchezza celeste, celebrano in una pulsazione che va a braccetto col battito di un Satori ritrovato dove tra amici si strimpella "tanto per" intrecci musicali che fanno impallidire per la loro forza e completezza tecnica. Inondazione forbita di un'animalità mistificata nel controllo di danze ataviche, rivisitate da una concezione di musica dall'impatto immediato.

E ti fanno lacrimare di gioia e di stupore, e ti "costringono" a sentire quell'inondazione di rumore cólto che ti tarantola in zone "simpatiche" di santità sonora. "Viva la rock 'n' roll!"

Carico i commenti...  con calma