Nessuno sa come creare un opera d'arte, non c'è poeta, scrittore o pittore che al momento di mettersi all'opera sa che concepirà un capolavoro, in ogni inizio c'è passione, dedizione e a volte una grande conoscenza dei propi mezzi, ma sapere quello che si materializzerà dal proprio lavoro è impossibile, l'unica cosa certa e che ogni artista in qualsiasi campo vive un momento di grazia e se riesce a sfruttare questo momento allora è fatta, il capolavoro è servito.
Nemmeno i "Savatage" prima di entrare in studio sapevano che quella sarebbe stata la loro opera magna la summa di tutti i loro sforzi compositivi. Non sapevano neanche che quello sarebbe stato l'ultimo album del geniale "Criss Oliva" e che la magia della sua sei corde si sarebbe spenta in un tragico incidente d'auto, e con essa l'alchimia perfetta, perse entrambe per sempre.
Ma in quel magico 1993 "Edge Of Thorns" sprigionava tutta la sua magia già a partire dalla copertina, una delle più belle mai create, opera d'arte per un opera d'arte. La musica poi e' un metal sinfonico magico e sublime che la magistrale interpretazione del nuovo entrato (all'epoca) "Zachary Stevens" rende addirittura perfetta. Le canzoni si susseguono in un orgia di melodie incredibili che ora ci accarezzano con infinita malinconia ora ci graffiano con rabbia inaudita, ma sempre con una intensità degna dell'amante più passionale, pezzi come "Edge Of Thorns", "He Carves His Stone", "All I Bleed", "Damien", sono ormai dei classici del gruppo e del metal stesso, ma tutti i pezzi che solcano questo meraviglioso disco sono dei capolavori del genere ed è impossibile rimanere impassibili dinnanzi alla loro bellezza.
Perdersi ai margini di Thorns è facile, io l'ho fatto e in un certo senso non sono mai riuscito a tornare indietro; forse una via di ritorno non c'è, o forse non la voglio trovare se dopo tanti anni sono ancora qui che vago tra queste magiche melodie in attesa di altri che si perdano in questo bosco fatato.
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