Settimo album dei Savatage se si esclude il mini lp "dungeons are calling".

Si registrano diverse novità nella line-up: prima di tutto alla voce non troviamo più Jon Oliva, ma un ancora giovane e sconosciuto Zachary Stevens che già da questa prova mostrerà a tutti il suo talento: Jon Oliva da questo album fino "the wake of magellan" datato 1998, non apparirà più come membro del gruppo (probabilmente per motivi legali e contrattuali) nonostante sarà tra i principali compositori di questo e dei seguenti album, infatti è lui a suonare le parti affidate al pianoforte 'In Edge of Thorns' e ad aver scritto la maggior parte delle canzoni insieme al fratello Criss. Jon aveva avuto diversi problemi con la droga e davvero viveva sul filo del rasoio (una frase per'altro presente nella canzone "tonight he grins again" da 'streets').

Una vita fatta da diversi eccessi che lo portava anche ad usare la sua voce in un modo non salutare, tanto che Ronnie James Dio in un tour che fece assieme ai Savatage, disse a Jon che se avesse continuato a cantare e strillare in quel modo avrebbe perso la voce. Oltretutto il "Mountain King" lamentava il fatto che la vita in tour lo faceva stare lontano da casa e dai suoi familiari, così decise di seguire la sua creatura Savatage da dietro le quinte e di affidare la voce ad un altro cantante. Per quanto riguarda Criss Oliva, questo sarà il suo ultimo album, a causa della sua morte prematura nel 1993 quando morì in un incidente automobilistico mentre stava dormendo (credo che un ubriaco andò addosso alla roulotte dove lui dormiva) e qui Criss da prova del suo talento grazie ad una prestazione leggendaria, secondo il mio parere la migliore della sua carriera e anche una delle migliori che abbia mai sentito nel metal.

Criss Oliva è stato uno dei più grandi e sottovalutati chitarristi heavy metal americano e questo album è il suo testamento definitivo. I riff presenti in "he carves in stone", soprattutto il finale della canzone, dove la chitarra sembra sfoderare un duello con gli acuti di Stevens, nella quasi progressive "follow me" o in "miles away", tanto per citare qualche brano, sono davvero da antologia!

Diciamo che in quest'album vengono recuperate alcune sonorità metal e un pò di solarità che invece nel cupo e più hard rockeggiante 'streets' non erano presenti. Merito anche della voce di Stevens che riesce a passare da un cantato aspro (come nell'hard rockeggiante "skraggy's tomb", dove per'altro sono presenti altri riff da incorniciare) a un cantato dolce, espressivo e avvolgente che troviamo ad esempio nell'acustica "sleep" (che è un rifacimento in chiave acustica di "new york city don't mean nothing" presente in streets), ad acuti impressionanti (come nel gia citato finale di "he carves in stone"). Notevole anche la sua prestazione in "follow me", quasi teatrale. E doveroso citare anche la title track, il primo brano dei savatage che ebbe un discreto successo radiofonico e ad ascoltarla si capirà il perchè (stupenda la parte iniziale di piano e il ritornello).

Insomma quest'album è un capolavoro di heavy metal melodico assolutamente originale e personale. Una mosca bianca nella discografia dei Savatage, infatti si trova a metà strada tra la fase heavy metal degli esordi e quella sinfonica che sarà preminente dopo quest'album (anche se in 'Edge of Thorns' e nei due album precedenti "streets" e "gutter ballet" già si notano le prime avvisaglie di questo cambiamento, visto che le tastiere cominciano ad acquistare importanza nel sound del gruppo). Acquisto consigliato

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