Per la rubrica recensioni a memoria del Venerdì vi propongo un disco dei Savatage, un gruppo americano molto stimato per album indimenticabili come Streets, Edge of Thorns e via discorrendo.

Saprete che questi ragazzi, prima di edificare il loro stile pomposo e corale che li rese celebri, si dedicarono ad un heavy-metal un po’ più convenzionale. Dopo un paio di capitoli acerbi – Dungeons are Calling e Sirens – se ne vennero fuori con questo capolavoro unico.
In questo lavoro troviamo già alcune avvisaglie del percorso che seguiranno i nostri Savatage, ma inserite in un contesto ancora pienamente heavy metal. Ma la cosa che rende straordinario (anche nel senso di extra-ordinario) questo disco è una certa cattiveria delle composizioni, caratterizzata da un guitar work tagliente e da melodie vocali accattivanti e malvagie che poco concedono alla ariosità e ponderosità di alcune loro composizioni successive.

Gran merito, da una parte, di quel panzone di Jon Oliva che con la sua inconfondibile timbrica lievemente sporca e dai toni altissimi consegna ai posteri un’ottima interpretazione dei brani incisi sul dischetto e, dall’altra, del mitico Criss Oliva, che imbastisce riff e soli molto originali con grande personalità e maestria, il tutto sostenuto da una sezione ritmica come al solito non clamorosa, ma solida. Abbozzo una descrizione delle tracce. L’opener “24 hours ago” riassume appieno gli elementi eccezionali di questo lavoro, grande riff e melodie vocali da urlo (in tutti i sensi) predisponendoci benevolmente all’ascolto. La track è seguita a ruota da “Beyond the doors of the dark”.
Dopo un evocativo intro in cui un insano tappeto di tastiere e chitarre pulite fa da sfondo alle acrobazie vocali di Jon - che passa disinvoltamente da tonalità gravi ad altre quasi fanciullesche – il brano si snoda in una strofa trascinante che sfocia in uno dei fantastici riff di Criss, che come al solito dimostra la sua classe e personalità compositiva.

Segue l’energica e tumultuosa “Legions”, caratterizzata nuovamente da melodie vocali perfide ed azzeccate. Con “Strange Wings” si dà spazio a soluzioni musicali lievemente più semplici e leggere – come la strofa con la chitarra in acustico - ma di sicuro effetto e niente affatto scontate, tutto è coronato da un refrain molto orecchiabile. Dopo un preludio orchestrale parte l’eccelsa title track, di nuovo graziata da un riff al vetriolo. Siamo forse di fronte al picco del disco, con un grande Jon che strilla a cappella “In the hall of the mountain kiiiiiing” gasandoci un po’ tutti.
La seconda parte del disco riserva episodi forse meno memorabili ma comunque di tutto rispetto, tra cui emerge la tirata “White Witch” che riporta al sound dei primi album della band e la finale “Devastation”, impreziosita dalla chitarra acustica del defunto Criss.

In definitiva, un episodio unico ed insostituibile della discografia dei Savatage, se non ce l’avete e siete loro fan sentitevi in colpa. Rock On

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