L'undicesimo studio album dei Savatage è senza dubbio uno dei piu discussi della storia. Capolavoro o flop totale? Risposta semplice... nessuno dei due! Infatti l'album in questione e una perfetta via di mezzo tra tutti i loro lavori piu recenti. Siamo distanti anni luce dai capolavori che tutti i loro fan conoscono quali "Streets", "Gutter Ballet", "Hall Of The Mountaing King" Ecc. Ma siamo abbastanza vicini al sound che ha caratterizzato i loro ultimi album quali "Dead Winter Dead", "The Wake Of Magellan".
Capiamoci dal punto di vista compositivo i sopracitati sono senz'altro di maggiore spessore, i punti comuni sono altri. Innanzitutto anche questo album e un concept come tutti dischi dei Sava da "Streets" in poi. La storia narra di tre ragazzi che entrano un manicomio abbandonato, "per evadere", ma sentono che qualcosa si nasconde nell'ombra, qualcosa trama dietro l'angolo. Nel manicomio e infatti rimasto chiuso un poeta diventato pazzo che non riconosce più nemmeno se stesso. Un'altro dei punti forti e senz'altro l'utilizzo del magico pianoforte di Jon Oliva, che il più delle volte funge da introduzione.
Per quanto riguarda la line up abbiamo senz'altro molte sorprese una di queste clamorosa a mio avviso. Infatti il singer Zachary Stevens abbandona il gruppo dicendo di essere stanco delle massacranti tournee e per trascorrere maggior tempo con la sua famiglia. La notizia più inaspettata e senz'altro quella che conferma il "mountain king" Jon Oliva impegnato nel ruolo di vocalist! è infatti il primo album da "streets" dove canta tutte le canzoni. Infatti negli album successivi cantava sempre Zak Stevens salvo qualche apparizione saltuaria di Jon. Il problema è infatti la voce di Jon. Non e piu quella calda avvolgente e trascinante di un tempo. Ma si sapeva, era inevitabile, perche Jon usava la sua voce fino al limite straziandosi le corde vocali, e non solo, Jon aveva problemi di alcool e droga, tanto che rischiò di perdere del tutto la voce.
Ma iniziamo a parlare del disco in questione. Prima traccia, si parte con "Stay With Me Awhile" una song molto adatta per il ruolo di opener a mio avviso, poichè e quella che meglio può far comprendere l'andazzo seguente del disco. Infatti la song si apre con un intro di piano molto bella e la voce di Jon che quasi sussurra per poi irrigidirsi nel ritornello. Risultato: una canzone di tutto rispetto. La seconda track "There In The Silence" è aperta da un giro di chitarra e pianoforte al fulmicotone. Semplicemente da brivido! Ed ecco che la voce di Jon ci fa entrare nella storia, i ragazzi sono entrati nel manicomio, ma c'è qualcosa nell'aria, qualcosa non e sicuro... qualcosa è dietro l'angolo.
I primi due pezzi tecnicamente molto buoni non hanno nulla a che vedere con il terzo, "Commissar", la prima perla del disco, molto coinvolgente ed evocativa ai savatage dei vecchi tempi, Jon pare molto a suo agio nell interpretazione di questo pezzo, e il ruolo del pazzo che parla con un immaginario poliziotto gli riesce molto bene. Il chitarrista Chris Caffery offre una ottima prestazione qui, così come tutta la band, propone infatti assoli del miglior Criss Oliva senza farlo rimpiangere troppo. Le due tracce seguenti "I Seek Power" e "Drive" sono nostalgiche per i vecchi fan come me. Vanno infatti a ripescare i riff rocciosi e granitici del passato, specialmente dei primi due dischi, "Sirens" e "The Dungeons Are Calling". In sostanza due tracce belle e non noiose che funzionano molto bene come ponte a metà del disco. Ed eccoci giunti al capolavoro del disco "Morphine Child", quella che io continuo a considerare la terza canzone piu bella dei savatage dopo "Gutter Ballet" e "When The Crowds Are Gone". Semplicemente incredibile, in pratica è un riassunto di quello che i Savatage sono stati sono e saranno. C è veramente di tutto. L'inizio con chitarra semiacustica e splendido da far accapponare la pelle. Poi jon canta in maniera progressiva, parte piano poi accellera lievemente, esplode nel ritonello, e poi il giro riparte daccapo. La canzone termina con un incredibile sovrapposizione a 4 voci, che mi ricorda moltissimo l'intricata "Chance" presente su "Handful Of Rain". Il tutto dopo ben 10 minuti di canzone! La successiva track sarebbe stata la terza perla del disco se l avesse cantata Zak! Perche Jon pare poco a suo agio, (a dire il vero da qui in poi Jon apparirà parecchio impacciato nell' interpretazione, anche perchè, come disse lui ai tempi dell' uscita del disco "molti pezzi sono stati scritti per Zak, non per me quindi in alcuni non sarò al meglio". In effetti qui Jon offre una prestazione leggermete al di sotto della sufficienza, i suoi compagni invece offrono invece una prestazione ottima a mio avviso, (splendido l' assolo di Chris Caffery nell parte centrale). Nell'ottava traccia, "Man In The Mirror" Jon torna a suo agio nella parte del pazzo che si guarda nello specchio non riconoscendosi più e continuando a farsi domande su se stesso e su come mai e finito in quel posto subendo una punizione che non merita, nel ritornello Jon ci offre uno splendido screaming dei vecchi tempi urlando "The man in the mirror is meeeeeeeeeeee!". I due pezzi successivi "Surrender" e "Awaken" sono secondo me due pezzi un po' noiosi e privi di mordente assolutamente non all'altezza dei precedenti. In questi due pezzi Jon canta da cani (mi duole ammetterlo ma ahimè è cosi), si sente troppo che questi pezzi non sono per lui ma per Zak, purtroppo assente. L'ultima track "Back To A Reason" e una traccia dolce e coinvolgente, (queste track sono la specialità di Jon) il pianoforte è molto utilizzato e fa da traino per gli altri membri del gruppo, molto bello il giro di basso nella parte centrale ad opera del vecchio Johnny Lee Middleton.
Il disco è finito, è ora di tirare le somme. In conclusione "Poets And Madman" è un disco più che buono che poteva essere molto migliore con qualche "ingrediente in piu". Questi ingredienti sono senz'altro come ho già detto la presenza di Zak che avrebbe cantato le track adatte a lui, o magari avrebbe duettato con Jon in qualche traccia, e poi la mancanza piu grande, quella del mitico Criss Oliva, autore di prestazioni a mio avviso incredibili nei dischi in cui era presente. Ma quel che e fatto e fatto, è inutile piangere sul latte versato!
Criss R.I.P.
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