Nuova e terza fatica sulla lunga distanza per i cinque danesi, al secolo Saybia.
“Eyes On The Highway” vede la luce a tre anni di distanza dal suo predecessore; a rigor di logica il tempo speso nella creazione e nella registrazione dei nuovi brani lasciava intendere che i Saybia stessero davvero dedicando la massima passione e professionalità a quest’ultima produzione, creando forte attesa e alte aspettative nei sempre più numerosi fans della band.
Ed ora eccoci qui, a pochi giorni dall’uscita ufficiale in Europa, con un disco che non delude e che mantiene le promesse lasciate in sospeso dai due album precedenti.
Dopo un vago calo nel secondo disco, non all’altezza dello splendido esordio “The Second You Sleep”, questo nuovo lavoro sorprende in primo luogo per la parziale virata stilistica che la band ha deciso di intraprendere; intendiamoci, i Saybia mantengono intatta la loro identità di band melodica e dalle trame musicali ariose, ma in questo “Eyes On The Highway” le sonorità si fanno più rock, con chitarre in primo piano, più rumorose rispetto alle atmosfere quasi acustiche del precedente “These Are The Days”.
I brani hanno un non so che di orchestrale, quasi sinfonico, impreziositi da buoni intrecci di pianoforte che spesso addolciscono la maggior corposità del suono. Stiamo sempre parlando di buone canzoni pop-rock, ma questa volta i pezzi scivolano con minor leggerezza, lasciando l’impressione di una maggior complessità compositiva, di essere al cospetto di un lavoro più maturo ed impegnato. Le canzoni si susseguono quasi a creare un discorso; non mi spingerei sino a definirlo un concept album, ma la sensazione è quella di assistere ad un percorso ben definito che si fa strada tra le note dei vari brani, eccezion fatta per il singolo “Angel”, che avrebbe tranquillamente potuto trovare spazio nel loro album d’esordio tenendo conto delle affinità stilistiche con i pezzi dell’epoca.
Anche le melodie, caratteristica pregnante sin dagli esordi per questa band, si fanno meno immediate, forse anche meno scontate, pur mantenendo intatta la loro bellezza e orecchiabilità. Una nota di merito va come sempre a Sören Huss, il cantante dei Saybia; la sua voce potente ed armoniosa ancora una volta conferisce all’album quel valore aggiunto, pur senza dimenticare l’ottima prova di un collettivo che sa il fatto suo, merito anche dei diversi mesi passati in tour a suonare in giro per il Vecchio Continente.
Un album diverso insomma, un buon tentativo di cambiare direzione pur senza snaturare quegli elementi che connotano da sempre il loro fare musica in maniera onesta e sincera.
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