Ecco un disco passato più che inosservato. Sotterrato, con mio sommo dispiacere…Gruppo irlandese ormai defunto dopo solo due lavori, "Infliction" è il debutto, datato 1996 e distribuito dalla 4AD, storica etichetta per gruppi di culto tra cui Dead Can Dance e Pixies.

Ascoltai un loro pezzo a "Planet Rock" su radio due (qualcuno ricorda?) quando c'era ai microfoni mixo, personaggio visto anni fa su videomusic (altra defunta). Momento nostalgia: a quel tempo si faceva qualche programma musicale di spessore…Ascoltai un loro pezzo e sentii nello stomaco il richiamo dell'acquisto, non c'era modo di scrollarsi quella voce di dosso. E poi non avrei voluto farlo, in realtà…

Questo è uno di quei dischi che può essere amato esclusivamente per la voce: femminile; cosa piuttosto rara in un gruppo che tira senza strafare, senza sconfinare nel pacchiano e col dono della melodia. Semplice ma robusta e quindi da apprezzare e gustarsi nei momenti in cui hai voglia di spaccarti le orecchie col casino, ma senza sudare dalla fatica di seguire le trame della canzone. Insomma di originalità a livello prettamente stilistico non ce ne troviamo poi tanta, quello che conta è come le corde vocali di Audrey Gallagher si impastino alla perfezione nel suono della band. Che viaggia su binari percorsi fino alla noia eppure sempre piacevoli, carezzevoli pur nel trasporto di merce così pesante.

Certo non può aver giovato alla band una copertina piuttosto "fastidiosa" (un dettaglio di pelle umana con punti di sutura), magari non sempre è sbagliato pensare in tutto e per tutto che ci sono dei possibili acquirenti… spesso ci facciamo influenzare dalle copertine dei libri, figuriamoci per i dischi…

Peccato, un vero peccato perché in queste dieci canzoni, che tengono l'ascoltatore sempre sulla soglia dell'interesse, di cui due banalmente definibili ballate, si respira aria di liberazione. Mi è sempre venuta in mente Liv Tyler di "io ballo da sola".  Lei si sfogava ascoltando le Hole tentando di medicare chili d' ansie adolescenziali. Io con questo disco un po' me le sono curate (accompagnato da molti altri) e tutte le volte che qualche gentil dama mi ha fatto arrovellare questo cd è tornato nel lettore.

Ed ora che lo riascolto ritorna il piacere, il ricordo delle sfuriate in bici con walkman a non sentire un cazzo tranne che la propria rabbia parlare tramite musica. Non sempre è necessario capire ciò che ti cantano nelle orecchie. Qui però wish you were dead si capiva benissimo. E la fisicità di come lo canta Audrey fa star bene e mandare in culo (per un po', ma è sempre abbastanza) i simpatici demonelli che ci girano dentro…

"...When all I have is you,
Inside my head,
You're in my head,
And it would be much easier if you were dead,
I wish you were dead,
I wish you were..."

Consigliato dunque a tutti coloro che considerano la musica come una passione sfrenata, ma anche come una cura, una medicina di cui poter finalmente abusare. See-u-soon

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