E’ con un po’ di timore e reverenza che il DeRecensore si accinge a scrivere di questa pietra miliare della storia rock italiana, segnata dal paradosso di essere stato uno degli album più influenti nell’ambiente indie rock italiano nell’ultimo decennio e allo stesso tempo uno dei meno conosciuti. Rosemary Plexiglas è uno di quegli album d’esordio che quando gli ascolti, sai già che rimarrano insuperati nella carriera dell’artista, perché la perfezione è per definizione non migliorabile.
Siamo allora nel 1997, la scena rock italiana mostra decisi segni di ripresa dopo anni di letargo, gruppi come Marlene Kuntz e Afterhours stanno riscuotendo i primi riconoscimenti. Gli Scisma, alla loro prima prova ufficiale dopo gli autoprodotti “Pezzetini di Carta” e “Bombardano Cortina”, esordiscono addirittura per una major (la EMI) e con la produzione artistica del mentore Manuel Agnelli. Band anomala già nella composizione, che annovera un egual numero di uomini e donne, tra cui emergono Paolo Benvegnù (chitarra, seconda voce e vera anima artistica del gruppo) e Sara Mazo (prima voce).
Rosemary Plexligas dal canto suo è un album tutto giocato sui contrasti. Il contrasto tra i riff nevrotici delle chitarre elettriche contenuti dall’equilibrio delle tastiere e dei campionatori; il contrasto tra il noise di “Completo”, “PSW" e “84” ed il rock decisamente orecchiabile di “Negligenza”, “Videoginnastica”, “L’equilibrio”; il contrasto tra la voce misurata e introversa di Paolo Benvegnù e le esuberanti altitudini vocali di Sara Mazo.
I momenti che meglio assimilano questi contrasti sono anche i veri capolavori dell’album: “Rosemary Plexiglas” e “Loop 43”, in cui le involuzioni chitarristiche e vocali di Benvegnù si alternano senza soluzione di continuità al canto scintillante della Mazo e alle orchestrazioni di archi.
I testi onirici e surreali (“non ho timori perché sto chiudendo tutte le porte, rinvigorisce lo spirito imberbe che giuoca alle carte, non ti consiglio Flaubert un po’ assomiglio a Marat”) diventeranno il marchio di fabbrica degli Scisma e trovano in questo album il loro apice in “PSW” e “Svecchiamento”.
La splendida avventura avrà, ahinoi, vita breve. Ci sarà tempo un l’EP (“Vive le Roi”) e per un altro album (“Armstrong”) tre anni dopo, dopodichè la band si scioglierà. Benvegnù diverrà apprezzato produttore (Perturbazione tra gli altri) e continuerà da solista a comporre ottima musica, pur rimanendo uno dei più sottovalutati artisti sulla scena italiana. Molti altri, tra cui Sara Mazo, lasceranno definitivamente il mondo della musica, e la lista di chi li rimpiange è ancora molto lunga.
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