Scorpions, Lovedrive, 1979: 4 stelline; anzi no, 4, 5. 5 va, tagliamo la testa al toro.

Gli Scorpions facevano bell'hard rock nei '70, solido e compatto, molto incazzoso, tant'è vero che talvolta vengono associati al genere Heavy Metal; ma ora, generi a parte, siamo qui a parlare del disco che nel '79 decidevano di dare alle stampe. Consultando velocemente Wikipedia, mi accorgo che la formazione del 1979 è diversa da quella di metà anni ‘70 (Virgin Killer?): via il grande Ulrich Roth alla chitarra e dentro Matthias Jabs a fiancheggiare il leggendario Rudolph Schenker: un duo di acciaio. Alla batteria troviamo un altro batterista così come al basso un altro bassista, ma non metto i nomi perché appesantiscono la lettura. Da non sottovalutare la presenza del fratello di Rudolph, Michael Schenker (degli UFO), un tempo membro del gruppo, che nel disco sparge assoli qua le la come fossero semi di mais per piccioni.

Il disco: trattasi di hard rock canonico, nulla di rivoluzionario, semplicemente bello ed accattivante, come l' iniziale "Loving You Sunday Morning", che da un riff iniziale vagamente AC/DC, prende forma nei vocalizzi possenti di Klaus Meine, gran cantante, forse un po' penalizzato dal pesante accento tedesco che ancora oggi non è riuscito ad abbandonare: l' assolo ha grinta da vendere, e la canzone scorre via così, è solamente un fottuto Hard rock.

Ma fottute sono anche le altre tracce del disco, sempre in bilico tra l'hard e l'ormai metal che proprio in quegli anni cominciava a plasmarsi. Ed è così che i momenti di calma sono pochi e canzoni come "Another Piece Of Meat", vagamente Deep Purple per i primi secondi di cantato, o la breve e minore "Can't Get Enough", sono la testimonianza del loro spirito: musica che spacca tutto, testi del tutto irrilevanti, cantato sempre al limite della castrazione, ecc. Ma tra le sfuriate a due chitarre, c'è spazio anche per le ballate come "Always Somewhere", canonicissima, canzone che fa da stampino a tante altre ballate future degli Scorpions e non (ne sanno qualcosa i Guns ‘n Roses con la loro "Don't Cry"): il ritornello maestoso e quasi epico è un must per l'Hard rock anni ottanta (eh si, i settanta stavano finendo, mannaggia…).

Spunta uno strumentale alla traccia numero 4, è "Coast To Coast", dall'incedere pesante e cupo, sicuramente un trampolino di lancio per il nuovo genere di musica pesantemente metallica che stava nascendo: le due chitarre, più la ritmica affidata a quella "scarpa" di Meine (scarpa, chitarristicamente parlando), dettano sicuramente un nuovo regolamento delle 6 corde.

Dopo "Can't Get Enough" di cui ho gia parlato, viene fuori un reggae-rock (molto rock però), tutto sommato riuscito, "Is There Anybody There?", con un bel ritornello e con tanto di drum-machine in sottofondo ad accompagnare la batteria acustica che in occasione della canzone si arma di roto-tom su cui fare le tipiche rullate del reggae. A seguire, la title track "Lovedrive", che comincia un po' come la cavalcata Zeppeliniana di "Achilles Last Stand", ma poi prende connotati più modesti dell' appena citato capolavoro, rimanendo comunque una traccia notevole all'interno del disco: anche qui il ritornello ha una linea abusata negli anni a venire (mi sovviene Stormwind egli Europe).

La chiusura del disco è affidata ad un brano assolutamente degno di nota, "Holiday", molto più di una ballata da fine album, dalla struttura vaaaaaaagamente progressive: delicati arpeggi di acustica, introducono il cantato di Meine, assolutamente impeccabile; l'atmosfera tra vocalizzi e arpeggi è abbastanza cupa, e verso i 3 minuti la canzone si sveglia con una parte più dura, che lentamente si riallaccia all'arpeggio principale, il quale sfuma nel silenzio verso i 6 e 30, in maniera molto delicata, quasi non volesse disturbare.

Per l'Hard Rock fine settanta, album assolutamente memorabile, anche solo per la copertina che subì la censura in diverse parti del globo e dell'incavo terrestre. Gli Scorpions non sono un grandissimo gruppo, ma pian piano sono arrivati ben solidi sino ai giorni nostri tra odiose ballate zuccherose e potenti sfuriate a due chitarre. Bisogna dire che per tutti gli anni '70 hanno prodotto degli album interessanti (In Trance, Virgin Killer) in una terra, la Germania, dove la sperimentazione cervellotica e l'elettronica erano all' ordine del giorno: ecco cosa ERANO gli Scorpions, delle pecore(possibilmente nere) in un mondo di sintetizzatori.

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